Plusvalenze Juve, la mossa di Gravina e la strategia dei legali sulle carte segrete

Anche il secondo documento non è da svolta. Il presidente della Figc: "Tutto regolare! Nel nostro Paese c’è una cultura del sospetto diffusa"
Plusvalenze Juve, la mossa di Gravina e la strategia dei legali sulle carte segrete© www.imagephotoagency.it

TORINO - Aumentano le... note, anche se ormai il clima non è esattamente armonico. Ieri la Figc ha consegnato pure la seconda delle mail richieste dai legali dell’ex dg bianconero Fabio Paratici e dell’attuale ds Federico Cherubini. La prima era la “nota 10940” (ostinatamente negata per due gradi e mezzo di giudizio, considerando anche la revocazione, e desecretata sabato previa intervento del Tar del Lazio), ora c’è quella a cui la suddetta nota faceva riferimento, in risposta. Continua a mancare, però, ciò che i legali speravano di trovare: la “notitia criminis”, vale a dire ciò che avrebbe permesso di anticipare la data di inizio delle indagini (rispetto a quanto risulta formalmente) e dunque dimostrare l’irregolarità del processo. E dunque il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha deciso di... produrre qualche sassolino dalla scarpa, oltre che le carte richieste. Le note in questione permettono comunque di ricostruire il contesto e le prime dinamiche d’un percorso che ha portato la Procura a indagare diversi club e poi a punire la Juventus (grazie agli atti della Procura di Torino).  

Nella comunicazione (datata 31 marzo) del presidente della Covisoc, Paolo Boccardelli, al Procuratore federale Giuseppe Chiné e al presidente Gravina viene infatti spiegato che «nello svolgimento delle proprie attività istituzionali la Covisoc ha individuato situazioni gestionali che, a proprio avviso, meritano un attento monitoraggio e ciò anche nella prospettiva dell’adozione di potenziali iniziative istituzionali da parte dei competenti organi della Figc». Nello specifico: «Sussiste la possibilità che si stia determinando una sostanziale divergenza fra il prezzo pattuito (spesso, come detto, non regolato in termini finanziari) ed il valore dei diritti compravenduti; il tutto con potenziale incidenza sull’ affidabilità dell’informativa desumibile dai bilanci delle società sportive professionistiche».

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La "cultura del sospetto"

Di lì a pochi giorni segue un tavolo di lavoro (7 aprile) da cui emergono “delle considerazioni già condivise, con i correlati opportuni approfondimenti” che il procuratore Chiné, nella nota del 14 aprile, riferisce a Boccardelli e al presidente Gravina. La nota inizia così: “A fine di fornire un contributo costruttivo e delineare un modus procedendi [...] questa procura non può che partire nell’esercizio delle sue prerogative inquirenti e requirenti dall’analisi della giurisprudenza che si è formata sul tema delle plusvalenze fittizie». «Sulla scorta di tali considerazioni in diritto [...] è evidente che l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato». Cos’è successo poi, lo sappiamo. Ma di Juventus, effettivamente, non si parla. Anche se i legali continuano a capire se in questa decina di pagine in tutto vi siano “appigli”. 

Più in generale, qualcuno si potrebbe chiedere - pensando al rispetto della divisione dei poteri - perché si debba fare un tavolo di lavoro alla presenza sia del Procuratore sia del presidente di una Federazione. Qualcun altro potrebbe replicare che finché non c’è un indagato, nulla osta a che Presidente, Covisoc e Procura cooperino per migliorare la funzionalità del sistema. Gravina ci va giù pesante: «Non c’è niente di strano, ho chiesto di fare accertamenti per forme di studio e la Covisoc rileva, tutto qui. E’ una modalità operativa di studio che si è trasformata in una modalità per trovare un grimaldello». E ancora: «Nel nostro Paese c’è una cultura del sospetto diffusa». Come anticipato nei giorni scorsi, però, carta o non carta, gli ex tesserati della Juventus e la Juventus stessa restano convinti che al Collegio arbitrale qualcosa di positivo possa succedere. Ad aprile ne sapremo di più.

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TORINO - Aumentano le... note, anche se ormai il clima non è esattamente armonico. Ieri la Figc ha consegnato pure la seconda delle mail richieste dai legali dell’ex dg bianconero Fabio Paratici e dell’attuale ds Federico Cherubini. La prima era la “nota 10940” (ostinatamente negata per due gradi e mezzo di giudizio, considerando anche la revocazione, e desecretata sabato previa intervento del Tar del Lazio), ora c’è quella a cui la suddetta nota faceva riferimento, in risposta. Continua a mancare, però, ciò che i legali speravano di trovare: la “notitia criminis”, vale a dire ciò che avrebbe permesso di anticipare la data di inizio delle indagini (rispetto a quanto risulta formalmente) e dunque dimostrare l’irregolarità del processo. E dunque il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha deciso di... produrre qualche sassolino dalla scarpa, oltre che le carte richieste. Le note in questione permettono comunque di ricostruire il contesto e le prime dinamiche d’un percorso che ha portato la Procura a indagare diversi club e poi a punire la Juventus (grazie agli atti della Procura di Torino).  

Nella comunicazione (datata 31 marzo) del presidente della Covisoc, Paolo Boccardelli, al Procuratore federale Giuseppe Chiné e al presidente Gravina viene infatti spiegato che «nello svolgimento delle proprie attività istituzionali la Covisoc ha individuato situazioni gestionali che, a proprio avviso, meritano un attento monitoraggio e ciò anche nella prospettiva dell’adozione di potenziali iniziative istituzionali da parte dei competenti organi della Figc». Nello specifico: «Sussiste la possibilità che si stia determinando una sostanziale divergenza fra il prezzo pattuito (spesso, come detto, non regolato in termini finanziari) ed il valore dei diritti compravenduti; il tutto con potenziale incidenza sull’ affidabilità dell’informativa desumibile dai bilanci delle società sportive professionistiche».

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