Juve, udienza di tre ore. Il retroscena: Ida Raiola punge Chiné, il motivo

Dalle 10 alle 13 nell’aula virtuale. Il procuratore senza memorie scritte. La presidente della Corte Federale d’Appello: "Non ci aiuta"

Lo avevamo lasciato sbraitante, il 20 gennaio scorso, mentre sosteneva con veemenza che... «Dietro la Roma! La Juve deve finire dietro la Roma!». E più o meno così - veemente e accorato - lo abbiamo ritrovato ieri. “Armato” di classifica del campionato di Serie A e d’un virtuale pallottoliere dell’afflittività.

Il procuratore federale Giuseppe Chiné ha avuto la parola per primo, come da prassi, dalla presidente della Corte federale d’appello, Ida Raiola, e ha arringato per un’oretta buona (l’udienza, svoltasi in remoto, è stata puntualmente aperta alle 10).

Ha ribadito, Chiné, la convinzione che l’ex vice presidente Pavel Nedved e gli altri sei membri del Consiglio di amministrazione bianconero non potevano non sapere cosa e come operavano sul mercato i dirigenti apicali del club. Perché il modus operandi ripetuto, perché il sistema reiterato, perché le plusvalenze conclamate... Perché - stringi stringi - visto il ruolo che avevano, dovevano sapere per forza. Ecco.

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Chiné ha proposto un -11, poi la parola è passata a Bellacosa, legale della Juve

L’accusa ha parlato mentre la presidente Raiola prendeva appunti e sotto lo sguardo sbigottito e incredulo dei legali bianconeri Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Flavia Tortorella i quali (prendendo appunti pure loro) riscontravano che quell’ammanco causale lamentato dal Collegio di garanzia in merito alle condanne dei dirigenti senza delega, tale restava. Lo sbigottimento s’è fatto rabbia e incredulità allorché Chiné, passando ad argomentare in merito alla penalizzazione della Juventus, ha proposto un -11 giustificandolo con la necessità di dare una pena che fosse realmente afflittiva.

La parola è passata a Bellacosa, legale della Juventus. Pure lui s’è preso un’ora buona di tempo per sottolineare che sui componenti del Cda continuavano a non esserci prove di colpevolezza e responsabilità e che dunque la penalizzazione per la Juventus risultava spropositata. Lo era il -15 come lo sarebbe stato il -11. Quanto al modo di intendere il concetto di afflittività, beh... C’è tutto un campionario di paradossi, eccezioni, controsensi, incongruità.

Sangiorgio e Tortorella hanno preso infine la parola in difesa degli ex componenti del Consiglio di amministrazione. Sono stati più stringati, non meno ficcanti a giudicare dall’esito finale di proscioglimento per Nedved&C.

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La presidente Raiola ha bacchettato stizzita Chiné

L’udienza si è chiusa alle 13:30 circa. Non prima che la presidente Raiola, accanto ai suoi appunti, bacchettasse stizzita il procuratore Chiné: non ha agevolato il compito né del collegio né delle difese non fornendo delle memorie scritte. S’è poi ritirata in camera di consiglio insieme con il relatore Stigliano Messuti e gli altri tre componenti del collegio. Proprio mentre prendeva corpo l’ipotesi d’un dispositivo pubblicato al termine di Empoli-Juventus, il colpo di scena. Alle 20:16, il comunicato.

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Lo avevamo lasciato sbraitante, il 20 gennaio scorso, mentre sosteneva con veemenza che... «Dietro la Roma! La Juve deve finire dietro la Roma!». E più o meno così - veemente e accorato - lo abbiamo ritrovato ieri. “Armato” di classifica del campionato di Serie A e d’un virtuale pallottoliere dell’afflittività.

Il procuratore federale Giuseppe Chiné ha avuto la parola per primo, come da prassi, dalla presidente della Corte federale d’appello, Ida Raiola, e ha arringato per un’oretta buona (l’udienza, svoltasi in remoto, è stata puntualmente aperta alle 10).

Ha ribadito, Chiné, la convinzione che l’ex vice presidente Pavel Nedved e gli altri sei membri del Consiglio di amministrazione bianconero non potevano non sapere cosa e come operavano sul mercato i dirigenti apicali del club. Perché il modus operandi ripetuto, perché il sistema reiterato, perché le plusvalenze conclamate... Perché - stringi stringi - visto il ruolo che avevano, dovevano sapere per forza. Ecco.

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