Perché la Juve non paga solo 718mila euro e patteggiare non è ammettere

C'è altro da "calcolare" oltre alla multa comminata ai bianconeri, così come c'è da chiarire la scelta dell'accordo come opportunità

TORINO - Ieri la svolta, in tarda mattinata, c’è stata nel momento esatto in cui il presidente del Tribunale Federale Nazionale, Carlo Sica, ha pronunciato la seguente formuletta magica: "Il tribunale emette parere di congruità". Magia! Nel giro di una manciata di secondi i legali bianconeri sono passati dall’attesa al sollievo, sino all’esultanza: l’accordo trovato con il procuratore federale Giuseppe Chiné veniva infatti “accolto” (in quanto congruo, appunto: equo, giusto). Scongiurata l’eventualità di una ulteriore penalizzazione, alla Juventus veniva dunque inflitta una ammenda da 718mila euro. E pure i dirigenti coinvolti - Nedved, Paratici, Cherubini, Manna, Morganti e Braghin - se la cavavano con una sanzione economica compresa tra i 10mila e i 47mila euro. Da non crederci (non fosse che l’avevamo anticipato alla vigilia...), considerando che questo filone processuale pareva il più ostico, che il procuratore federale era agguerrito, che un primo accordo da rito alternativo era già sfumato in extremis. Invece no, nel perfetto stile di un film mind-fuck alla David Linch, alla Christopher Nolan in cui il significato - ammesso che lo capisci, lo capisci solo alla fine - tutto ha assunto un senso leggermente più logico e ragionevole del previsto.

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Inchiesta plusvalenze e manovre stipendi: perché due processi diversi?

Nello specifico: quelli che sino a ieri sono stati trattati come due processi diversi (plusvalenze da una parte; stipendi, procuratori, partnership con i club dall’altra) si sono di fatto unificati. I legali della Juventus e dei dirigenti bianconeri Bellacosa, Sangiorgio e Tortorella, più Apa che difendeva Paratici, sono riusciti a convincere prima Chiné e poi i giudici del Tribunale del fatto che non aveva granché senso scindere le cose visto che della stessa dirigenza si parlava, dello stesso lasso di tempo, delle stesse finalità. E che, dunque, inglobando tutto l’inglobabile, i 10 punti in meno già inflitti potevano considerarsi sufficientemente afflittivi e penalizzanti, equi e ragionevoli, ergo che sarebbe stato sufficiente aggiungere una sanzione economica. Vuoi mettere, del resto, economicamente, cosa significa non partecipare alla prossima Champions? Peraltro, hanno sottolineato i legali bianconeri e finalmente qualcuno s’è reso conto della ragionevolezza della cosa, non sta scritto da nessuna parte che la Giustizia sportiva italiana debba porsi il dubbio di escludere o meno un club dalle Coppe europee: quei 10 punti erano stati ritenuti congrui proporzionali agli illeciti commessi, e tanto doveva bastare nel momento in cui s’è deciso di infliggerli in questo campionato. Proprio nell’ottica di “unificare” coerentemente processo plusvalenze e procedimento stipendi la Juventus ha messo sul piatto delle trattative la rinuncia alla impugnazione della decisione della Corte federale dello scorso 22 maggio e della decisione del Collegio di Garanzia del Coni dello scorso 20 aprile (i 10 punti in meno e le inibizioni per Cherubini e Paratici). Di fatto, insomma, è stato sancito un divorzio con accordo tombale tra Juventus e Giustizia Sportiva.

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Con il patteggiamento la Juventus non si è dichiarata colpevole

Domanda: ma dunque la Juventus si è tecnicamente dichiarata colpevole? No, non c’è stata alcuna ammissione di responsabilità. Contestualmente all’accordo trovato con Chiné, sono state depositate note in cui si sottolineava la ragione di opportunità di tale scelta. Accettare un beneficio di legge che permette di evitare penalizzazioni o misure interdittive non significa dichiararsi colpevoli. Questo aspetto è rimarcato anche nel comunicato bianconero in cui il club ribadisce "la correttezza del proprio operato e la fondatezza delle proprie argomentazioni difensive" e spiega che tuttavia ha ritenuto di patteggiare "nel miglior interesse della società stessa, dei suoi azionisti e di tutti gli stakeholders. La definizione di tutti i procedimenti sportivi Figc aperti consente infatti di conseguire un risultato certo, mettendo un punto fermo e superando lo stato di tensione e instabilità che inevitabilmente discenderebbe dalla prosecuzione di contenziosi incerti negli esiti e nei tempi, permettendo inoltre al management, all’allenatore della Prima Squadra e ai giocatori di concentrarsi sull’attività sportiva ed in particolare sulla programmazione complessiva della prossima stagione (sia con riferimento alle attività sportive che per quanto attiene ai rapporti di business con gli sponsor, le altre controparti commerciali e quelle finanziarie)".

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