© www.imagephotoagency.it
ROMA - La Lazio nel suo cuore, l’Atalanta nel mirino. L’importanza di essere laziali, o meglio di essere Danilo Cataldi. L’unico romano della rosa di Simone Inzaghi che vanta non solo l’esser cresciuto nel vivaio biancoceleste ma anche di esserne tifoso da sempre. Se solo due anni fa avessero detto a Danilo che tornando alla casa madre si sarebbe giocato a breve lo scudetto, forse si sarebbe fatto una grassa risata il ragazzo di Ottavia, periferia nord ovest di Roma. La stessa della sindaca della Capitale Virginia Raggi e della nuotatrice azzurra Simona Quadarella. In una squadra di campioni laziali acquisiti, è lui l’unico baluardo di lazialità che può fare la differenza in questo ritorno al campionato in cui l’aquila si gioca il terzo tricolore della sua storia.
L’altro è senz’altro Simone Inzaghi, protagonista in campo nel 2000 quando la Lazio vinse il secondo scudetto con Eriksson. Un tifoso laziale ormai Doc, tanto che la Lazio è la sua seconda pelle. All’epoca, Cataldi aveva solo 6 anni, ha ricordi offuscati e rigenerati anno dopo anno dai video che hanno circolato su internet e i social. Arrivò a Formello quando aveva 12 anni e da lì inizia una trafila che lo porterà a vincere lo scudetto con la Primavera nel 2012/13. In quella finale giocata il 9 giugno 2013, Cataldi segnò una doppietta nel 3-0 definitivo. Indovinate contro chi? L’Atalanta, ovvio. Ce l’ha nel dna il complicare la vita alla Dea. Dopo aver assaporato il professionismo nel 2013/14 con il Crotone in Serie B, il figliol prodigo biancoceleste torna a Formello e il 18 gennaio 2015 esordisce in Serie A. Cataldi entra all’81’ in una sconfitta per 1-0 con il Napoli. A dargli il cinque uscendo era Marco Parolo. Ieri come oggi, a distanza di cinque anni, la staffetta continua.