Da Sentimenti a Rampulla, che belli i ‘matti’ alla Provedel

Non molti, ma selezionatissimi i predecessori del laziale, che da ragazzino giocava attaccante e il cui nonno russo era vicino di casa di Jashin
Da Sentimenti a Rampulla, che belli i ‘matti’ alla Provedel© BARTOLETTI

Sulla (presunta) solitudine del portiere hanno filosofeggiato grandi scrittori: il libro omonimo è di Antonio Campa, Stefano Benni ha detto la sua, Eduardo Galeano sosteneva che «il portiere è un solitario, condannato a guardare la partita da lontano, senza muoversi dalla porta attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione». Luis Sepulveda portò all'attenzione generale la figura del ruolo come «riflessiva e silenziosa» mentre Umberto Saba, tifoso della Triestina, nella poesia Goal parte proprio da «Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce».

Provedel, il sogno Champions League

E poi arriva Ivan Provedel, colui che in porta non riesce proprio a starci. Già da ragazzino, quando il suo primo sogno era giocare in Champions League da attaccante. Per riuscirci, quella porta ha dovuto difenderla, ma anche lasciarla nel cercar disperata gloria l'altra sera all'Olimpico nella partita "da impazzire" dove con uno stacco degno di un numero 9 da Nazionale ha dato alla Lazio un punto pesantissimo anche perché ormai insperato con l'Atletico Madrid. Per lui che c'era già riuscito il 7 febbraio 2020 con la maglia della Juve Stabia sul campo dell'Ascoli probabilmente era tutto scritto. Di madre russa, i nonni di Ivan (nome che rimanda chiaramente alle origini) erano vicini di casa del grandissimo Lev Jashin, unico portiere a vincere il Pallone d'Oro.

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Il precedente di Sinan Bolat

Tutto torna. Fa dei giri immensi, ma poi ritorna. L'unico "numero 1" che prima d'ora era riuscito a segnare in Champions League su azione fu Sinan Bolat, turco (12 presenze in Nazionale maggiore) quando il 9 dicembre 2009 con la maglia dello Standard Liegi realizzò l'1-1 contro l'Az Alkmaar: su una punizione dalla trequarti di destra svettò sul secondo palo mettendo palla sotto l'incrocio. Anche in quel caso era fase a gironi, ultima giornata, praticamente uno spareggio: con quel gol infatti i belgi chiusero al terzo posto lasciandosi dietro gli olandesi e guadagnando l'accesso all'Europa League.

Bolat gioca ancora: 35 anni, è nel massimo campionato belga con il Westerlo e di tanto in tanto ci prova. Si sa mai che... In Champions League ha segnato anche il portiere tedesco Hans Jorg Butt, con tre squadre diverse (Amburgo, Bayer Leverkusen e Bayern Monaco) e sempre contro la Juventus, ma anche sempre su calcio di rigore. Idem Vincent Enyeama, portiere nigeriano, che con l'Hapoel Tel Aviv trasformò un penalty nel match contro i francesi del Lione.

Sentimenti e l'elogio di Gianni Agnelli

Nella Serie A italiana il primo fu Lucidio Sentimenti, quarto fratello di una dinastia di formidabili portieri. Su di lui un giorno Gianni Agnelli usò l’iperbole: «È il più forte visto in quel ruolo con la maglia della Juventus». Giocò anche con Modena, Lazio e Vicenza. Pure nove presenze con l’Italia, una nei Mondiali del 1950. Sentimenti IV un giorno segnò su rigore anche al fratello Annibale, che furibondo lo rincorse per tutto il campo. Fu poi la volta di Antonio Rigamonti (anni ‘70-80), altro formidabile calciatore di rigori con il Como (6 a segno dal 1973 al 1976) poi vice di Albertosi al Milan. Portieri goledor più recenti sono stati Michelangelo Rampulla (il 23 febbraio 1992 quando giocava per la Cremonese segnò all’Atalanta con un colpo di testa sottomisura dopo punizione da destra), Massimo Taibi (1 aprile 2001, colpo di testa su angolo da sinistra per la Reggina nel match con l’Udinese) e Alberto Brignoli (3 dicembre 2017, colpo di testa per il Benevento su punizione da sinistra contro il Milan). Quando il portiere si stanca della solitudine e vuole divertirsi insieme agli altri.

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Sulla (presunta) solitudine del portiere hanno filosofeggiato grandi scrittori: il libro omonimo è di Antonio Campa, Stefano Benni ha detto la sua, Eduardo Galeano sosteneva che «il portiere è un solitario, condannato a guardare la partita da lontano, senza muoversi dalla porta attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione». Luis Sepulveda portò all'attenzione generale la figura del ruolo come «riflessiva e silenziosa» mentre Umberto Saba, tifoso della Triestina, nella poesia Goal parte proprio da «Il portiere caduto alla difesa ultima vana, contro terra cela la faccia, a non veder l’amara luce».

Provedel, il sogno Champions League

E poi arriva Ivan Provedel, colui che in porta non riesce proprio a starci. Già da ragazzino, quando il suo primo sogno era giocare in Champions League da attaccante. Per riuscirci, quella porta ha dovuto difenderla, ma anche lasciarla nel cercar disperata gloria l'altra sera all'Olimpico nella partita "da impazzire" dove con uno stacco degno di un numero 9 da Nazionale ha dato alla Lazio un punto pesantissimo anche perché ormai insperato con l'Atletico Madrid. Per lui che c'era già riuscito il 7 febbraio 2020 con la maglia della Juve Stabia sul campo dell'Ascoli probabilmente era tutto scritto. Di madre russa, i nonni di Ivan (nome che rimanda chiaramente alle origini) erano vicini di casa del grandissimo Lev Jashin, unico portiere a vincere il Pallone d'Oro.

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