ROMA - Se pensare di riconfermarsi al secondo posto appariva francamente utopistico, a inizio stagione l'ambizione in casa Lazio era quella di restare quantomeno a ridosso della vetta. Un'annata travagliata restituisce oggi la realistica aspirazione di conquistare la sesta piazza, utile non solo a posizionarsi in classifica sopra alla Roma (distanze un punto) per il quinto campionato consecutivo, ma di conservare anche l'ultima speranza di qualificazione alla prossima Champions se l'Atalanta dovesse centrare l'impresa di vincere l'Europa League chiudendo quinta in Serie A. Una serie di incastri che premierebbero una rincorsa cominciata soltanto 40 giorni fa, coincisa con il cambio in panchina e il conseguente lavoro di Tudor. Il croato ha il grande merito di aver rivitalizzato le ambizioni di una squadra rassegnata dopo un campionato deludente, sfibrata dall'integralismo di Sarri e con poca voglia di lottare se non nelle più celebri notti di Champions League.
Lazio, i numeri di Tudor
La scelta di Lotito si è rivelata la svolta giusta, Tudor ha ripagato la fiducia conquistando 16 punti in sette partite di Serie A. È costretto a tirare fuori i numeri di fronte a chi prova a fargli le pulci: in effetti nessuna squadra ha fatto meglio della Lazio dal suo arrivo, neanche l'Inter scudettata. Qualche passaggio a vuoto (Monza e il derby) rimane un tiepido rimpianto facilmente digeribile, anche perché vincerle tutte era chiaramente un compito arduo per chiunque. Intanto battendo l'Empoli si è assicurato l'Europa, quale delle tre competizioni lo definirà soltanto la matematica finale. Di certo, per ambire al massimo della posta, la Lazio deve vincere le restanti gare con Inter e Sassuolo, sperando allo stesso tempo in un passo falso di Roma e Atalanta. Tudor però continua ad allontanare le pretese della piazza, si tiene stretto un bilancio più che positivo ripensando a quella nave in tempesta che ha dovuto ereditare.
Tudor e il caso Luis Alberto
Non sente la responsabilità della mancata riconferma in Champions League, fin qui ha esaudito tutte le richieste di Lotito. A partire dalla gestione dei singoli all’interno di uno spogliatoio troppo spesso irrequieto, rimettendo al loro posto quei “giocatori viziati” come ha spesso definito il patron. Luis Alberto è l’ultimo caso, l’ennesimo di una lunghissima lista di precedenti, punito stavolta per un atteggiamento fin troppo indolente dopo le polemiche di Monza: «Ho deciso di convocare chi davvero ci teneva», è stata la frecciata di Tudor allo spagnolo, atteso oggi di nuovo in campo con la squadra. Non sono da escludere sorprese, la Lazio spera che quello del numero 10 non si trasformi in un ammutinamento definitivo, rinviando così i discorsi sul divorzio solo a fine campionato.
Lazio, il futuro di Kamada
Entro fine mese la Lazio attende anche una risposta sul futuro di Kamada, sempre in campo con Tudor (una sola gara saltata) dopo un’intera stagione vissuta da corpo estraneo. Il giapponese ha beneficiato più di tutti del cambio di in panchina, potrebbe decidere di rimanere esercitando la clausola del suo contratto entro il 30 maggio oppure farla scadere, rinegoziare il suo accordo o scegliere di guardare altrove. Di sicuro è al centro del progetto, potrebbe anche maturare l’idea di rinnovare per un’altra stagione. Con gli addii di Luis Alberto e Felipe Anderson c’è una trequarti campo da rifondare, Lotito è pronto ad acquisti mirati, ma senza nuove rivoluzioni. Solo il miracolo Champions League potrebbe cambiare lo scenario del mercato, ma Tudor continua a volare basso sperando solo di alimentare una media punti fin qui da scudetto.