Tavares, la Champions e il violoncello
Era dai tempi di Kolarov che la Lazio non aveva un terzino sinistro così determinante in fase offensiva. E il bello deve ancora venire. Nuno sogna di tornare ad ascoltare presto la celebre musichetta della Champions League, già sentita quando indossava le maglie di Benfica e Arsenal. Obiettivo alla portata di questa Lazio e soprattutto per chi ha l’orecchio assoluto, come si dice in gergo di coloro dotati di grande predisposizione nei confronti del mondo musicale. L’esterno nato a Lisbona, ma di origine capoverdiana (i genitori provengono dall’arcipelago africano) era, infatti, un bimbo prodigio. Non calcisticamente parlando, bensì col violoncello tra le mani. Un talento incredibile che gli aveva spalancato la possibilità di entrare al conservatorio.
Alla fine, però, ha prevalso l’amore per il calcio e in età adolescenziale Nuno ha deciso di riporre l’amato strumento nella custodia per puntare tutto sul pallone. Col senno del poi non ci ha visto male. Adesso preferisce “suonare” i malcapitati terzini destri avversari, che devono provare a contenere le sue falcate palla al piede. Roba da tornare a casa col mal di testa. Da quando c’è Tavares sulla corsia mancina per la Lazio - è proprio il caso di dirlo stavolta - è tutta un’altra musica…