TORINO - C’è stato un tempo, neppure troppo lontano, in cui il mondo juventino assunse un colorito più nero che bianco, ma con la fiducia di poter ripartire in fretta. Nell’estate 2011 Antonio Conte prendeva il timone di una squadra reduce da due settimi posti di fila, però con l’opportunità di giocarsi il campionato come unica chance per risalire la china, mentre la Champions spettava ad altre realtà. Il Milan, per esempio. Tre anni e tre scudetti dopo, l’universo si è ribaltato e ora sono i bianconeri ad avere l’onere e l’onore di disputare la Coppa, mentre i rossoneri si stanno ricostruendo con l’occhio esclusivamente puntato sulla Serie A. Di qui l’interrogativo: questa sera i campioni d’Italia potrebbero pagare il peso psicofisico delle tre partite in sette giorni? La settimana Scorriamo gli ultimi giorni vissuti dalle due contendenti. Filippo Inzaghi, dopo il “sacco” di Parma di domenica sera, ha messo sotto i suoi per 5 giorni intensi, con un solo doppio allenamento fissato al martedì e poi sedute singole, alternate fra mattino e pomeriggio. Massimiliano Allegri ha “giocato” 24 ore prima in casa con l’Udinese, quindi ha convocato i ragazzi per due sessioni “lampo” fra domenica e lunedì scorsi (tra scarico e rifinitura pre-Champions), martedì il match allo Stadium col Malmoe, infine tre giorni di lavoro più intenso, con annessa rifinitura pomeridiana prima di partire per Milano. Modalità differenti di prepararsi all’evento successivo, per forza di cose obbligatorie in virtù della diversa scansione degli impegni.
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