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TORINO - Di una cosa potete essere certi: magari non ha ancora ritrovato la “gamba giusta” e il lancio preciso, ma a Riccardo Montolivo non mancano di certo il carattere e la forza d’animo. Perché il centrocampista del Milan sta percorrendo la (fatalmente) dissestata strada del recupero dopo la frattura alla tibia che subì, a Londra in amichevole contro l’Eire, il 31 maggio dell’anno scorso. Ma soprattutto perché sa reagire alle critiche con l’energia di chi è consapevole dei propri mezzi. E lo ha fatto anche martedì notte, dopo i fischi pesanti con cui i tifosi di Roma hanno accompagnato la sua uscita dal campo a inizio ripresa. Ma, in fondo, quello è un dettaglio nell’economia di una rinascita sportiva. E non è un caso che il capitano rossonero abbia messo in ordine le priorità azzurre: «Ringrazio Conte per avermi dato fiducia, finalmente si è chiuso il cerchio: non giocavo da 17 mesi in maglia azzurra. Sono contento di far parte di questo gruppo. La convocazione passa dal campionato col Milan, io cerco sempre di dare il massimo. Sto meglio, anche nel club sta andando bene. Sono soddisfatto della prestazione». Ecco il punto nodale in prospettiva campionato: la sua crescita individuale dentro a quella globale del Milan. Perché, appunto, molto passerà da Montolivo per risollevare le sorti di questo Milan che cammina sull’orlo di una pericolosa crisi di identità. E che quella a casa del Torino non sia esattamente la terapia più agevole per uscire dal vicolo buio, Montolivo è il primo a saperlo: «Contro il Torino ci aspetta una gara molto difficile - premette il centrocampista azzurro - perché loro sono una squadra in salute che si avvale di un gioco molto consolidato. Noi dovremo essere più concreti anche a costo di sacrificare qualcosa alla bellezza».