Gattuso analizza il Milan: «Ci manca l'anima. Razzismo? Siamo tornati nel 1800»

Il tecnico rossonero a ruota libera: «La leadership non si compra al supermercato, ora le chiacchere stanno a zero, servono i risultati»
Gattuso analizza il Milan: «Ci manca l'anima. Razzismo? Siamo tornati nel 1800»© LAPRESSE

MILANO - Non si placa il clima di tensione in casa rossonera. Domani, contro il Torino, il Milan si giocherà larga parte delle possibilità di centrare la qualificazione alla prossima Champions League, ultimo obiettivo stagionale: «Domani - le parole di Rino Gattuso in conferenza stampa - giocheremo per la maglia, la carriera dei giocatori e tutto l'universo Milan. Ci stiamo giocando tanto, veniamo da un momento negativo e sono giuste le critiche che stiamo ricevendo. Domani giochiamo contro una squadra che ricorda l'Atalanta, hanno caratteristiche simili. Serve forza fisica e brillantezza, c'è il dovere di fare meglio. Nei momenti di difficoltà abbiamo sempre avuto l'anima, oggi ci sta mancando. si può anche giocar male ma con la sofferenza ed il cuore uscirne, oggi invece manca. Ci siamo impantanati su questa cosa, ci serve l'anima. Per ritrovarla non prendo a pugni nessuno, solo bisogna far capire la necessità di essere uniti e di fare tutti qualcosa in più. Ragionare tutti con una testa sola, non guardare al proprio orticello. Sento troppe chiacchiere, il mio futuro e quello dei giocatori, ora basta e pensiamo solo al futuro del Milan».

OBIETTIVO CHAMPIONS - Il futuro passa inevitabilmente dalla qualificazione all'Europa che conta: «Se arrivasse una vittoria contro il Torino potrebbe tornare il sorriso, ma poi mancheranno ancora quattro gare. Loro però sono in salute, hanno grande mentalità e serve farsi trovare pronti. La voglia di saper soffrire farà la differenza. Nelle ultime partite tutti faticano, anche nelle gare facili, infatti sembra il 'ciapa no' per il quarto posto. Andrà in Champions chi non molla. Patto nello spogliatoio? Le chiacchiere stanno a zero, noi dobbiamo dimostrare tutto sul campo con voglia. In questo momento siamo spenti, in tutti i sensi, penso che oggi parlare non serva a nulla. Nelle partite che stiamo giocando, noi siamo sempre vivi a livello fisico e corriamo sempre. Rivediamo l'atteggiamento di testa e come scendere in campo. Servono fatti e risultati». Eppure Gattuso vede l'obiettivo Champions lontano: «Guardando le ultime gare mi sembra difficile mantenere il quarto posto, ma il calcio è strano. In questo momento dobbiamo andare alla ricerca di lucidità e tranquillità, ragionando da squadra. Facciamo di tutto per stare uniti, poi vedremo i giudizi a fine stagione».

AUTOCRITICA E FUTURO - Il tecnico rossonero non si nasconde, è consapevole del momento della squadra e se ne fa carico: «Io penso di saper gestire lo spogliatoio. Giocatore e allenatore sono due cose completamente diverse e il mio ruolo è cambiato. Quando dico che il primo responsabile sono io è perché mi assumo tutte le responsabilità. Vedo una squadra che si dà le martellate da sola, che pensa troppo. Dobbiamo essere bravi a mettere tutti i ragazzi per andare al massimo, ora qualche giocatore non sta benissimo e lo stiamo pagando. Sono deluso da me stesso, perché un allenatore deve trasmettere tutto ai suoi giocatori. Mi aspettavo di entrare in modo più forte nelle teste dei miei giocatori, perché si può sbagliare a livello tecnico ma non deve mai mancare la voglia di soffrire. Sono più deluso da me che dai miei giocatori. Tutti sanno l'importanza della posta in palio, nessuno gioca per farlo apposta o per fare dispetti. Il Milan non si giocava la Champions da anni, invece sento che non vale niente e che ci divertiamo. Ma non è così. E' vero, abbiamo pregi e difetti, ma serve rispetto per questi ragazzi che stanno dando tutto, e ci può stare anche un momento negativo. Però non posso trovare parole dispregiative. C'è un Gattuso in rosa? Per una vita mi avete detto che non potevo giocare al Milan, poi la leadership non si acquista. Non vai al supermercato e dice "vendimi 10 euro di leadership". Ci vuole tempo, un percorso ed ognuno di loro sta portando il loro pezzo per costruire qualcosa. Non servono scenate, siamo in gruppo». E sul possibile cambio di panchina a fine anno Gattuso replica: «E' da luglio che mi dite che non sono più l'allenatore del Milan, un giorno c'era un nome e l'altro uno diverso. In questo momento non stiamo giocando un buon calcio, siamo in difficoltà a livello di testa e non arrivano i risultati. Però la squadra sente chiacchiere ogni giorno, si è fatta l'abitudine...».

CAPITOLO BAKAYOKO - «Tiémoué l'ho visto bene, quello che è successo in Coppa è stato tutto documentato con foto e immagini. Che il giocatore vuole andare via lo sento da voi giornalisti, lui sta bene in Italia ed ha fatto una stagione importante. Sono d'accordo con Reina, siamo nel 1800 ma non tutte le persone allo stadio la pensano allo stesso modo. Sono episodi che fanno male, ma Bakayoko l'ho visto bene, già era stato avvertito, si è comportato in un modo incredibile e non ha mai perso la testa».

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