Milan, Ibrahimovic: "Bello Ronaldo alla Juve. Kulusevski? Felice per lui"

Dopo aver lasciato gli Stati Uniti, l'attaccante rossonero è pronto per una nuova sfida: "Voglio aiutare la squadra a rialzarsi"
Milan, Ibrahimovic: "Bello Ronaldo alla Juve. Kulusevski? Felice per lui"© LAPRESSE

MILANO - Sempre il solito Ibrahimovic. Con il passare degli anni l'attaccante del Milan non è cambiato: Zlatan è convinto di poter aiutate la squadra a risollevare l'esito di una stagione iniziata in modo deludente. Durante la conferenza stampa di presentazione, lo svedese ha espresso tutta la sua felicità per essere tornato a vestrire la maglia rossonera confermata poi dalla partecipazione, con tanto di gol segnato e assist per Calhanoglu, al test amichevole contro la Rhodense. Oltre a parlare degli obiettivi personali e di quelli del club, Ibra ha parlato anche di Cristiano Ronaldo e del trasferimento di Kulusevski - suo connazionale - alla Juventus.

Cosa pensi dell'accoglienza dei tifosi? 

"Sento il loro entusiasmo. Ho un grande rapporto con loro, molto positivo. È importante il sostegno dei tifosi, se riusciamo ad averlo le cose sono più facili da fare. Sono pronto e spero di giocare già oggi in amichevole".

Quando hai deciso di tornare al Milan?

"Dopo l'ultima partita con i Los Angeles ho ricevuto la chiamata di Maldini. A 38 anni ho ricevuto più offerte di quante ne abbia ricevute a 20. Ho cercato di trovare l'adrenalina, non è stata una scelta economica. Poi ho parlato tanto con Boban. È passato un mese e dopo Atalanta ci sono state tante chiamate (ride, ndr.). Non volevo andare via dal Milan nel 2012, non ero d'accordo. L'importante è che ora sono di nuovo qui, farà di tutto per migliorare le cose. Il Milan è casa mia. Ho grande voglia di Milan, voglio bene a questo club".

L'Europa è ancora possibile? 

"Pensiamo ad una partita alla volta, poi vediamo cosa succederà. Questa squadra può fare di più, ha qualità. Il campionato è lungo, bisogna lavorare tanto e crederci sempre. Dobbiamo migliorare le cose in campo, sono qui per questo".

Non tutti i campioni che sono tornati qui sono riusciti a fare la differenza. Perché con te dovrebbe essere diverso?

"Perché non ho perso la passione per quello che faccio".

Cosa ti ha spinto a scegliere ancora il Milan?

"L'immagine del Milan non si toglie, la storia non si può cambiare. Dopo Berlusconi sono successe tante cose, ma questo non mi riguarda. Io sono ancora attivo come calciatore, l'importante è quello che succede in campo. Se non avessi creduto nel progetto, non sarei seduto accanto a queste leggende (Boban e Maldini, ndr.), anche se le avrei preferite in campo".

Cosa pensi di questo Milan? 

"Difficile rispondere, se non sei dentro non sai come sono le cose. Sono cambiate tante cose negli ultimi anni, ma per Milan è sempre il Milan".

Cosa ha imparato nel corso di questi anni? 

"Ogni anno è diverso, fisicamente si cambia ogni anno che passa. Mentalmente no, non credo. Poi l'esperienza ti porta a fare cose differenti, se sei un calciatore intelligente sai che cosa puoi fare oppure no. Devo rendere al meglio per fare il possibile per il collettivo".

Ora che sei papà di due bambini, sarai più cattivo o più buono con i tuoi compagni più giovani?

"Ancora più cattivo di prima (ride, ndr. ). I compagni sanno come sono, come mi alleno e come gioco. Credo che dobbiamo lavorare tanto, duro e forte. Dobbiamo saper soffrire, solo così si può tirare fuori il proprio potenziale. Non tutti lo sanno fare, io sì. Per questo lavoro sempre duramente e mi aspetto lo stesso dai miei compagni. Dopodiché, quello che succede succede".

Come definiresti il tuo ritorno? 

"Dopo l'infortunio, ho detto che ero molto contento di poter tornare a giocare. Finchè riuscirò a giocare, lo farò. Ho grande voglia, con spirito e mentalità si può giocare ancora ad alti livelli. Chiaramente non posso giocare come quando avevo 28 anni, ma so quello che posso fare. Non bisogna esagerare quando giochi, invece di correre puoi tirare da 40 metri".

Secondo te questo Milan può fare di più?

"Si può sempre fare di più, soprattutto quando giochi nel Milan. Le pressioni sono altissime, tutto il mondo si aspetta che porti risultati. Se giochi al Milan non è questione di fortuna, ma perché dei portare risultati e fare il tuo lavoro".

Cosa vorresti raggiungere in questi sei mesi?

"Ci sono obiettivi collettivi e individuali. Collettivo è migliorare la situazione della squadra. Personale di divertirmi e aiutare i compagni. Ogni volta che sono stato fuori per infortunio ho sofferto nel non sentire l'odore dell'erba. Quando ci sono 85 mila che possono applaudire o fischiare, io preferisco la seconda così mi esce ancora più adrenalina."

Da quando potrai fare la differenza? Sei contento di ritrovare Cristiano Ronaldo?

"Mi sono sempre allenato anche se non ho toccato più il pallone, ma è la cosa che mi è mancata di meno. Ronaldo? Bello che sia in Italia, per il campionato di Serie A. Poi vediamo quello che succede."

Quanto è importante per il calcio svedese il tuo ritorno al Milan e il passaggio di Kulusevksi alla Juve?

"Penso che sia molto positivo. Se ci sono calciatori svedese che rappresenta grandi squadre può solo essere positivo. Non ce ne sono tanti. Kulusevksi? Non l'ho visto giocare molto, dagli Stati Uniti è difficile seguire il calcio europeo, ma ne ho sentito parlare molto bene".

Rimanere al Milan anche per il futuro?

"Non si sa mai. Finché sono attivo voglio portare i risultati. Non voglio stare qui solo perché mi chiamo Ibrahimovic, sono qui perché inizio da zero. Sono sullo stesso livello degli altri. Tutto quello che ho fatto non mi serve adesso, io ricomincio da zero e questo mi dà l'adrenalina".

Puoi fare ancora la differenza? 

"Questa è la sfida. La sfida è contro me stesso. Serve voglia e mentalità, voglio continuare come ho fatto fino a ora. So cosa devo fare per aiutare il Milan".

Hai già parlato con Pioli?

"Ho parlato poco con il mister perché ieri è stata una giornata molto impegnativa. Mi ha detto cosa gli serve e io ho fatto lo stesso, ma ci sarà modo di parlare più avanti".

Come mai non si è concretizzato il ritorno un anno fa? 

"Avevo parlato con Leonardo, ma non mi sentivo pronto per tornare. Stavo bene a Los Angeles. Sono andato in America per sentirmi vivo dopo l'infortunio. Ora mi sento più vivo e sono pronto per giocare di nuovo in Italia. Ai tempi del PSG non avevamo avuto contatti invece".

Oggi è il momento più felice della tua carriera?

"Sono molto felice. Firmare a 38 anni per il Milan non è una cosa che ho visto spesso. Chi mi ha scelto è perché crede in me. Non vengo come una mascotte, per ballare accanto al Diavolo. Vengo per aiutare la squadra."

Un pensiero sul derby?

"È sempre bella come atmosfera, l'ho vissuta da una parte e dall'altra. Ne ho giocati tanti in tutto il mondo, dico sempre che quello di Milano è il più bello. Non penso a quello del prossimo 9 febbraio, penso solo al presente, anche perché non ho firmato per cinque anni".

Speri di vincere la Coppa Italia che non hai mai vinto in carriera?

"Quando si inizia un campionato l'obiettivo è sempre quello di vincere qualcosa. Io sono arrivato a metà, ma l'obiettivo resta sempre lo stesso. Al momento però la cosa importante è dare il massimo nei prossimi sei mesi".

C'è un giocatore che potresti aiutare più degli altri? 

"Non conosco ancora bene i giocatori, prima li devo conoscere bene. Io ho sempre provato ad aiutare dentro e fuori dal campo. Chi ha questo plus, come Nocerino, non lo so. Dipende individualmente... Quando giochi con i campioni non è difficile, le cose diventano automatiche. Se sei intelligente usi la situazione e giochi. Poi con questa squadra non so chi avrà quest'effetto".

Il Milan segna troppo poco, come puoi aiutare la squadra?

"Se non faccio gol, faccio assist o altre cose per aiutare la squadra. Nel calcio non si possono fare le cose da soli, altrimenti avrei fatto uno sport individuale. Voglio migliorare il mio numero di gol e assist".

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