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MILANO - Il giorno della sua presentazione al Milan, alla domanda se si sentisse un potenziatore, Stefano Pioli aveva risposto così: "Io mi adatto ai miei giocatori. Devo migliorarli individualmente per farli crescere anche come collettivo". A rileggerla oggi, c’è da dire che il lavoro svolto fino ad ora rispecchia le intenzioni manifestate. Pioli si è adattato ai giocatori che ha in rosa e, da alcuni di loro, ha avuto quel miglioramento individuale che poi ha portato alla crescita collettiva del Milan, sfociata poi nel cambio di modulo. I tifosi rossoneri, soprattutto da quando è tornato Ibrahimovic, hanno visto un ulteriore cambiamento della squadra, ma c’è tanto del lavoro di Pioli. Perché gli exploit di Rebic e Theo Hernandez, unitamente alla crescita esponenziale di Bennacer e Castillejo e la risalita di Calhanoglu, non sono figli del caso ma sono il frutto di un processo di crescita che è ancora in itinere e che, nella mente di Pioli, deve portare i medesimi giocatori ad avere ancora più incisività nell’arco dei 90 minuti.
La crescita
Oltre al già celebrato Ante Rebic, il caso più evidente di crescita tecnica è quello di Ismael Bennacer. Il regista algerino, arrivato in estate dall’Empoli per 16 milioni, si è preso il timone di comando della squadra. È lui ad essere l’uomo di smistamento della manovra, che si offre sempre come uno dei vertici dei triangoli per dare aria all’azione e, a volte, capita anche che si metta in proprio con qualche blitz palla al piede. Alla sua sinistra, seppur con qualche discesa in meno rispetto a gennaio, c’è stata l’affermazione di Theo Hernandez, che lavora in catena con Rebic. Gli altri due elementi che hanno goduto maggiormente dell’effetto Pioli e del passaggio al 4-2-3-1 sono stati Calhanoglu e Castillejo.
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