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MILANO - Ibrahimovic, certo. E anche Rebic, ovviamente. Ma fra i segreti della rimonta, per ora parziale, del Milan di Stefano Pioli c’è anche una condizione fisica indubbiamente migliorata rispetto a quella dei mesi iniziali. Il Milan di Marco Giampaolo, infatti, oltre a non fare punti - 9 in 7 gare, 1.29 di media a incontro -, era fra le squadre della Serie A a correre di meno. I rossoneri, con l’ex tecnico della Sampdoria in panchina, infatti, avevano una media di km percorsi a partita bassa, di soli 104.88 km. Basti pensare che con quella media, oggi, il Milan sarebbe penultimo in questa particolare statistica della Serie A, precedendo solamente il Torino (103.95). Quella squadra aveva idee confuse, perché Giampaolo non era riuscito in due mesi a insegnare il proprio calcio, complice giocatori non ideali per i suoi concetti di gioco, ma anche colpa dello stesso tecnico, poco incline ad adattarsi alle caratteristiche degli uomini a disposizione. Fatto sta che quel Milan, però, correva anche poco.
Lavoro differente
La storia è cambiata con l’avvento di Pioli in panchina il 9 ottobre. Il risultato è stato sotto gli occhi di tutti ed è arrivato progressivamente, anche se il suo Milan fin da subito ha corso di più di quello di Giampaolo. Basti pensare che Romagnoli e compagni avevano raggiunto al massimo quota 107.38 km contro il Torino nella gestione Giampaolo, mentre nella prima uscita con Pioli, il 20 ottobre contro il Lecce, i rossoneri corsero in tutto 110.41 km. Il Milan con Pioli in panchina viaggia a una media di 108.27 km percorsi a partita, dunque più di 3 di media rispetto alla breve era Giampaolo. Un dato che l’avvento di Ibrahimovic non ha sostanzialmente modificato, visto che fino all’arrivo dello svedese la media era di 108.24 km. Il Milan in totale in campionato ha ora una media di 107.32 km che lo vede posizionato in 14ª posizione, ma se prendiamo in esame solo il periodo Pioli si sale al 10° posto, alle spalle dell’Atalanta (108.81 km).
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