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MILAN - Allenare il Milan in questi ultimi anni è stato davvero complicatissimo per tutti quelli che si sono seduti sulla panchina rossonera. Una società che, in passato, ha saputo avere tecnici a lungo fedeli alla causa: i quattro anni di Arrigo Sacchi, i cinque di Fabio Capello, i sette di Carletto Ancelotti e poi ancora i tre di Alberto Zaccheroni e i quasi quattro di Massimiliano Allegri. Certo, chi più chi meno, sono stati tutti allenatori in qualche modo vincenti. Almeno uno scudetto, come minimo. Resta il fatto che dal 13 gennaio 2014 a oggi, si sono alternati ben otto allenatori in sette campionati. E non è detto che a fine stagione non si cambi ancora, viste le premesse delle ultime settimane.
Gli avvicendamenti
C’è da dire che non tutti gli esoneri erano realmente inevitabili. Giusto cacciare Allegri, che non aveva più presa nell’ambiente. Ma già l’allontanamento di Clarence Seedorf poteva essere evitato se già a metà del suo mandato non fosse cominciata una pesantissima fronda interna volta a sostituirlo con Pippo Inzaghi. Il quale, l’anno seguente, in una stagione senza impegni in Europa, non fece nulla di più di 52 punti e la decima posizione. Al suo posto ecco Sinisa Mihajlovic, che entra in rotta di collisione con Silvio Berlusconi e viene esonerato. Il Milan, però, era sesto in classifica, mentre con Cristian Brocchi in panchina scivola al settimo posto. Ovviamente salta anche Brocchi e al suo posto arriva Vincenzo Montella, che riporta il Milan in Europa e che però salta a fine novembre della sua seconda stagione. Gennaro Gattuso perde la qualificazione Champions a 10’ dalla fine del campionato con una squadra mediocre, eppure neppure lui riesce a strappare la conferma. Lo sostituisce, per tre mesi appena, Marco Giampaolo, quindi tocca a Stefano Pioli, sulla panchina del Milan dal 9 ottobre a tutt’oggi. Ma assolutamente all’oscuro di quello che gli riserverà il futuro.
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