Se Gazidis non è parente di Galliani

Se Gazidis non è parente di Galliani© Marco Canoniero/sync

Parafrasando De Gregori, a proposito di Ivan Gazidis e Adriano Galliani si potrebbe dire: non è mica dai particolari che si giudica un dirigente. Eppure, i particolari aiutano (tralasciando il palmarès perché non c’è confronto. Nei dieci anni all’Arsenal, Gazidis ha vinto 3 Fa Cup e 3 Community Shield. Nei 31 anni al Milan, Galliani ha allineato 29 trofei; il trentesimo della carriera, Adriano dixit, la promozione del Monza dalla C alla B). Attenti alle date. Monza, 5 aprile scorso: l’amministratore delegato del Monza Calcio, Adriano Galliani, annuncia di avere raggiunto l’accordo con i giocatori del club per ridurre del 50% i loro emolumenti, causa emergenza Covid. Milanello, l’altro ieri, 10 giugno: l’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, dopo tre mesi si presenta nel centro sportivo rossonero e illustra ai giocatori il taglio del 50% sullo stipendio di aprile, diluito nel tempo: il 30% subito, il resto dilazionato nei prossimi mesi. Fra il 5 aprile e il 10 giugno sono trascorsi 66 giorni e si capisce perché, martedì scorso, il capitano Alessio Romagnoli abbia chiesto al dirigente come mai ci abbia messo così tanto prima di farsi rivedere dalla squadra. Per non dire di Zlatan Ibrahimovic. Il quale, con proverbiale franchezza, ha spiegato a Gazidis come questo non sia il Milan che in gennaio si era augurato di ritrovare, convinto a tornare da Zvonimir Boban. Ma Boban è un totem rossonero: era troppo ingombrante per Gazidis che l’ha messo alla porta e Ibra non gliel’ha mai perdonata. E’ stato questo uno dei troppi errori commessi dal manager sudafricano, ex Arsenal, trapiantato dal fondo Elliott a Milano per miracol mostrare.

Era il 5 dicembre 2018, quando Ivan (pronuncia Aivan) assumeva l’incarico di amministratore delegato e direttore generale di una fra le più titolate e prestigiose società del mondo. Occhio: il primo che lo chiama ancora Ceo, vince un viaggio premio all’Accademia della Crusca, insieme con quelli che dicono droplet anché goccioline; recovery fund anzichè fondo di recupero; election day anziché giorno delle elezioni; question time anziché tempo delle domande; restyling anziché ristrutturazione; job act anziché atto di lavoro; triage anziché smistamento. L’italiano è una lingua meravigliosa. Già, l’italiano. Prima ancora dell’arrivo a Milano, fu annunciato che Gazidis frequentasse un corso accelerato per apprendere la nostra lingua: ci deve essere stato qualche problema con l’acceleratore se Ibrahimovic può tradurre Gazidis dall’inglese all’italiano, ma Gazidis non può fare l’inverso. Fosse solo questa la complicazione. Il 27 maggio 2019, dopo un incontro con l’amministratore delegato, Rino Gattuso lascia il Milan, avendo constatato la totale divergenza di vedute con l’interlocutore. Pur avendo ancora due anni di contratto, il tecnico rinuncia agli 11 milioni a lui spettanti, a patto che i suoi collaboratori vengano pagati sino all’ultimo giorno. Per gli stessi motivi di cui sopra, se ne va anche Leonardo. Nel giugno 2019, Boban e Maldini vengono nominati rispettivamente capo dell’area tecnica e direttore tecnico, al posto di Leonardo. Dal 1° luglio 2019, Marco Giampaolo diventa l’allenatore del MIlan: resiste 7 partite e viene sostituito da Stefano Pioli che sarà sostituito da Ralf Rangnick il cui arrivo indurrà anche Paolo Maldini ad andarsene. Maldini, capite? Una leggenda rossonera (902 presenze e 33 gol), 26 trofei vinti con il Milan, 126 presenze e 7 gol in Nazionale. Particolare non irrilevante: nel marzo scorso, Boban ha rivelato: «Rangnick? La società aveva chiuso in dicembre, senza dire nulla né a me né a Maldini». Ci eravamo illusi che Gazidis fosse Galliani. Purtroppo non è nemmeno un parente.

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