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MILANO - Dopo cinque partite senza giocare, ci può anche stare un’altra panchina, nel lungo tragitto verso il ritorno alla normalità. Perché la normalità, per Alessio Romagnoli , da sei stagioni al Milan, da tre anni capitano della squadra, non può che essere il ritorno al suo ruolo di centrale difensivo e di capitano. Ecco perché, quando Stefano Pioli ieri ha fatto capire a Romagnoli che si dovrà sedere ancora in panchina, questa sera, contro il Sassuolo, il difensore ha accolto la notizia con la giusta serenità. E’ evidente che questa stagione, per lui, sia tutta particolare e tutta in salita. Qualche prestazione tutt’altro che al top, fino all’esclusione contro la Roma, vero snodo dell’annata. Perché si è trattata di un’esclusione solo ed esclusivamente tecnica, figlia di un rendimento non soddisfacente. E accompagnata da una specie di sollevazione popolare: anche nei social e nei forum frequentati dai tifosi rossoneri, un suo accantonamento era richiesto a gran voce.
L’infortunio
Dopo l’esclusione di Roma, Romagnoli ha giocato da titolare contro l’Udinese, e poi contro il Verona, fermandosi poi per un infortunio. Ma nel frattempo, Tomori era già in provvidenziale crescita, inanellando una serie di prestazioni talmente positive da convincere in pratica la società a tirar fuori 28 milioni di euro per riscattarlo. Poi è arrivata la distrazione di domenica scorsa contro Destro , ma nessuno è infallibile. Certo è che qualche domanda, anche sul futuro, al Milan se la stanno facendo per quanto riguarda il reparto difensivo. Anche perché Romagnoli è in scadenza di contratto nel 2022: e difficilmente il club ripeterà lo stesso errore che ha commesso quest’anno con Donnarumma e con Calhanoglu, che stanno giocando senza avere ancora un accordo per la prossima stagione. Ancora Roma E’ evidente che le prossime otto partite e i prossimi due mesi saranno fondamentali per capire che cosa accadrà nel futuro anche immediato.