Milan, intervista a Colombo: "Ibra mi ha soprannominato Hulk"

Parla l'attaccante in prestito al Lecce, autore di una buonissima prima parte distagione: "Zlatan mi ha insegnato la cura che va data ai dettagli"
Milan, intervista a Colombo: "Ibra mi ha soprannominato Hulk"© ANSA

Prima parte di stagione importante, un gol alla Maradona al “Maradona” di Napoli, tanto entusiasmo e voglia di crescita da vendere. Il Lecce si gode il suo attaccante Lorenzo Colombo, arrivato l’estate scorsa dal Milan in prestito con diritto di riscatto. La punta, nel giro della nazionale Under 21 azzurra, seppur giovane, ha dimostrato in questa prima parte di stagione potenzialità e qualità importanti. Un attaccante classe 2002 di piede mancino che sta dando diverse soddisfazioni al club salentino e una grossa mano all’attacco ed alla squadra di Marco Baroni. Nell’intervista esclusiva concessa a Tuttosport, Colombo ha parlato a 360° della sua storia calcistica, soffermandosi anche sul Milan e poi della sua ultima avventura a Lecce.

Come si è approcciato Lorenzo Colombo con il mondo del calcio?

«Il mio primo contatto con la palla fu da piccolino a tre anni quando giocavo nel cortile di casa con mio fratello ed alcuni amichetti. A cinque anni inizio a giocare con la Buraghese una squadra di Burago di Molgora, un comune di 4.000 abitanti della provincia di Monza e della Brianza. Fui subito segnalato al Milan che mi portò nella squadra dei pulcini. Ricordo che fui il terzo bambino preso dai rossoneri per la nidiata dei 2002».

Ha iniziato fin da subito a indossare i colori rossoneri. La crescita è stata importante sotto questo aspetto…

«Certo, il settore giovanile è stato fondamentale per quanto mi riguarda. Mi ha permesso di fare la scalata dall’Under 17 alla Primavera fino ad arrivare in prima squadra. Un sogno perogni bambino cresciuto in quel vivaio. Non è stato facile, comunque, perché nel corso della mia giovane carriera ho dovuto superare diversi ostacoli…».

Tipo?

«Una frattura da stress al quinto metatarso del piede destro che mi ha obbligato prima ad un intervento chirurgico, poi la rinuncia ai Mondiali U17 e tre mesi di stop. Quella circostanza avrebbe potuto abbattermi, ma ha invece contribuito a rendermi più forte mentalmente. Ricordo che dopo il mio ritorno in campo realizzai nel campionato Primavera 2 qualcosa come 7 reti in 5 partite, il tutto per unbottino complessivo nel torneo di 9 goal in 6 gare».

Numeri che hanno chiamato l’attenzione della prima squadra rossonera.

«Fu veramente incredibile. Avevo 18 anni ed esordì con la maglia del Milan prima in semifinale di Coppa Italia, contro un avversario fortissimo come la Juventus di Cristiano Ronaldo allo “Stadium”, e qualche settimana dopo anche in Serie A a “San Siro” contro il Bologna».

Ma non finisce qui…

«Eh no (ride, ndr). Arrivò anche la mia prima presenza nel preliminare di Europa League contro il Bodo-Glimt. Realizzai il primo gol europeo con la maglia rossonera, peccato per lo stadio vuoto (causa pandemia, ndr) ma fu un sogno diventato realtà. Ricordo che fui schierato titolare per una serie di circostanze: la positivà al coronavirus di Ibrahimovic e la squalifica di Rebic».

Avere avuto Ibrahimovic come compagno di squadra cosa è stato per lei?

«Esperienza importante e fondamentale. Viverlo quotidianamente mi ha permesso di conoscerlo molto bene. È un uomo simpaticissimo, ma al tempo stesso riesce a tenere alto il livello di attenzione e di qualità nello spogliatoio. Da lui ho imparato la cura nei dettagli: alimentazione, allenamento e mentalità. Ibra mi ha fatto capire che ogni giorno è importante per noi calciatori, perché ogni giorno è decisivo per la nostra crescita in campo e fuori. Con lui ho avuto un buon rapporto, mi ha dato anche un soprannome».

Quale?

«Mi chiamava Hulk!».

Dopo Cremonese e Spal, arriva la chiamata del Lecce. Quale è stato il suo primo impatto con un mostro sacro del mondo del calcio come Pantaleo Corvino?

«Quando ti chiama un dirigente come Corvino non puoi che essere entusiasta. Mi ha fatto capire che credeva molto nelle mie capacità e qualità, puntava forte su di me. Il mio obiettivo è ricambiare tutta la sua fiducia in campo».

Baroni invece?

«Il mister mi sta dando tantissimo. Mi aiuta a combattere le pressioni. Mi parla sempre e mi fa capire in cosa devo migliorare. Io lo ascolto con tanta attenzione, so che tutto quello che fa e dice èper il bene mio e dei miei compagni».

Da Ibra ad Umtiti negli spogliatoi. Che effetto fa avere un campione del mondo in squadra?

«Samuel è un ragazzo di un'umiltà impressionante e professionista esemplare. Allenarsi con un calciatore e specialmente difensore come lui è sinonimo di crescita. È fondamentale per noi attaccanti».

Che idea si è fatta di Lecce e dei leccesi?

«La verità? Non mi aspettavo una città bella ed unica. Non credevo di trovare gente così tanto calorosa non solo in strada ma anche sugli spalti. Qui c’è un’ambiente magico, viene in automatico dare tutto in campo per questa tifoseria che ti fa sentire a casa. Lecce è tanta roba!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Milan, i migliori video