ROMA - Vero che c'è stato un Mondiale in mezzo, ma il Milan attende i suoi gol dal 5 novembre. Olivier Giroud non lascia il segno in rossonero dal match del Meazza vinto 2-1 contro lo Spezia e in cui fece tutto nel giro di una ventina di minuti: ingresso al 27' del secondo tempo al posto di Divock Origi, una prima ammonizione al 38', la rete decisiva al 44' e la seconda ammonizione per l'esultanza non consentita, con conseguente espulsione. Da allora più nulla, almeno con il Milan. Perché se in Qatar con la Francia le cose sono andate bene, tranne la finale con l'Argentina (quattro reti in sei partite), con il Milan non è stato così: ancora sei partite, senza mai vedere la palla in fondo al sacco.
Milan, il problema del gol
E il gol è uno dei problemi attuali che deve affrontare Stefano Pioli. Perché, oltre a quelli realizzati, ci sono anche quelli presi, insieme alle distrazioni fatali (singole e collettive) e al calo di rendimento di parecchi protagonisti dello scudetto. A Giroud il tecnico deve chiedere di sobbarcarsi un lavoro extra, e non unicamente per i guai fisici che hanno finora tenuto fuori causa Zlatan Ibrahimovic, di nuovo al lavoro da martedì a Milanello. Perché Ante Rebic e Origi sono rientrati però, oltre a non essere prime punte di ruolo, il primo non riesce mai a essere continuo nel rendimento, mentre il secondo non è ancora entrato nelle dinamiche del calcio italiano. Pure contro la Lazio tocca quindi a Giroud sobbarcarsi un surplus di lavoro a 36 anni inoltrati, con l'obiettivo di tornare a essere decisivo come l'anno scorso, quando le sue 11 reti furono fondamentali per lo scudetto. Il ruolino di marcia è pressoché identico, visto che ha chiuso l'andata a quota 5, ma serve un colpo di reni - suo e del Milan - per restare l'unica alternativa credibile al Napoli e, soprattutto, per non dare spazio alle inseguitrici.