Milan, altro che Champions: è crisi pericolosa in ottica europea

Milan, altro che Champions: è crisi pericolosa in ottica europea© Getty Images

Tre partite, un punto. Quella che doveva essere una rampa di lancio per il Milan, prima del big-match di Napoli alla ripresa, si è trasformata in uno scivolo che rischia di indirizzare la squadra lontano dalla zona Champions League, dall’obiettivo minimo di stagione (in Italia) una volta certificata l’impossibilità di replicare lo scudetto 2021-22. Fiorentina, Salernitana e Udinese avrebbero dovuto permettere di raff orzare la posizione, tra le prime quattro, invece ecco due sconfitte in trasferta e un pari in casa con i campani. Il tutto condito da prestazioni nettamente al di sotto delle aspettative, quelle create dal 2-0 all’Atalanta del 26 febbraio e dall’ottavo in cui era stato buttato fuori un Tottenham ammaccato, ma pur sempre Tottenham. Stefano Pioli, dopo la prova sconcertante della Dacia Arena, si è assunto tutte le responsabilità: «Se una squadra gioca così, senza precisione, attenzione e intensità, signifi ca che l’allenatore ha lavorato male». Logico e giusto, ma il problema è che il Milan versione 2023 è lontano parente di quello che aveva chiuso il 2022. Il 13 novembre i rossoneri battono 2-1 la Fiorentina nell’ultimo turno prima dello stop per il Mondiale, chiudendo l’anno a quota 33 punti in 15 giornate, con una media di 2.2 a match. Nel 2023 il crollo. In 12 turni sono arrivati 15 punti, per una media di 1.25 a gara: una media da squadra di bassa classifi ca, che fa impallidire di fronte al passo del Napoli, avversario di campionato e, soprattutto, di quarti di fi nale in Champions. Il Milan, prima della sosta, era secondo a 8 punti dagli uomini di Luciano Spalletti. Oggi è a -23, visto che la capolista di punti, nel 2023, ne ha raccolti 30, il doppio. Numeri che certifi cano la rottura prolungata dei rossoneri, incapaci di trovare un equilibrio di gioco e di ruolo di campioni di Italia, come hanno raccontato prima Sandro Tonali e poi Zlatan Ibrahimovic. Restando nel campo dei punti, è significativo quanti ne siano stati persi con le squadre che si trovano al di fuori della zona coppe: le sconfitte con Udinese,Torino, Sassuolo e Fiorentina, i pareggi con Salernitana, Lecce, Cremonese e lo stesso Sassuolo. Sarebbe bastato non perdere con chi si è perso e vincere con chi non si è vinto per portare a casa almeno 11 punti che avrebbero reso solida la classifi ca. Invece, oggi, il Milan deve ringraziare la Lazio che, vincendo il derby, ha lasciato la Roma in quinta posizione.

Il Milan sfrutta la sosta

La sosta tornerà utile a Pioli per ragionare (ulteriormente) sulle cose che non vanno. Che la squadra abbia problemi di costruzione di fondo, è un dato certifi cato: alcuni non hanno reso come la passata stagione i nuovi ingressi non sono stati spesso all’altezza della situazione. Il doppio confronto con il Tottenham, benefi co sotto il profi lo del bilancio, è stato uno specchio deformante sulla sostanza del gruppo. Nelle ultime tre partite la difesa è tornataa commettere errori banalmente tremendi, il centrocampo non ha saputo tenere il passo delle avversarie e l’attacco ha ribadito i consueti limiti, con i gol di Theo Hernandez a risultato acquisito a Firenze, Giroud con la Salernitana e il rigore di Ibra a Udine. Un reparto che soff re terribilmente il dissolversi di Leao, ancora una volta evanescente sabato sera. Pioli ha detto che potrebbe rivedere il sistema di gioco, in cui il portoghese non è a suo agio come seconda punta. Ma l’assetto in campo, pur importante, non sembra in questo momento l’aspetto essenziale. Prendere un gol dopo 10’ e un altro poco prima dell’intervallo (subito dopo aver faticosamente pareggiato) è segnale che qualcosa non va nell’atteggiamento. Nella testa andrà svolto il lavoro più importante.

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