MILANO - Un Milan camaleontico e duttile, è questo quello che Paulo Fonseca sta provando a fare e che nel derby ha dato i suoi primi frutti. L’allenatore portoghese, che ha vinto tatticamente la sfida con Simone Inzaghi, soltanto nelle ultime due settimane può dire di aver lavorato con la squadra al completo e l’evoluzione vista domenica sera può far ben sperare tutto l’ambiente milanista. Che volesse portare qualcosa di nuovo e di diverso lo ha ripetuto fino alla noia nel corso delle conferenze stampa e delle interviste post gara, ma il campo non gli aveva ancora dato quei riscontri dei quali avrebbe avuto bisogno per vivere un avvio di avventura al Milan in maniera decisamente più serena. Il campo però gli ha dato ragione e lo ha fatto nella partita spauracchio degli ultimi due anni, ovvero quella contro l’Inter dove Stefano Pioli non era riuscito a trovare il bandolo della matassa nei sei derby persi prima che Pulisic e Gabbia interrompessero la maledizione.
Il Milan offensivo del derby
Il Milan di domenica scorsa era un 4-2-4 iper offensivo sulla carta, con tutti e quattro i giocatori offensivi che hanno svolto un grande lavoro senza palla, ma dando anche delle interessanti variazioni sul tema delle posizioni ricoperte. Abraham e Morata si sono spesso scambiati il ruolo così come Pulisic è venuto spesso dentro al campo a cercare spazi e a mettere dubbi alla mediana interista. Non a caso il gol che ha sbloccato il derby arriva dalle zolle che, di solito, sono di proprietà esclusiva di Leao. Proprio l’americano è stato, in estate, oggetto di una grande tentazione da parte di Fonseca, che lo vedeva come il regista offensivo di un 4-2-3-1 che comprendesse Chukwueze a destra e Leao a sinistra oltre alla punta di riferimento. Un set-up che potrebbe tornare utile in partite contro avversari molto chiusi e dove serviranno maggiori idee dal punto di vista offensivo. Ma delle cose buone le si erano intraviste anche nei primi 20 minuti contro il Liverpool con l’adozione del triangolo di centrocampisti puri, con Reijnders più avanzato rispetto a Fofana e Loftus-Cheek.
Le scelte tattiche di Fonseca
La qualità dell’olandese, che anche nel derby è stato decisivo non solo per l’assist per Gabbia ma anche con tante giocate e letture di alto livello, può essere la chiave di volta tattica e personalizzante del Milan targato Fonseca. Tijjani ha doti uniche, sia in fase di progressione sia per quanto concerne la qualità dell’ultimo passaggio. Sta crescendo nella scansione del campo e sta migliorando anche nelle tempistiche e nella qualità delle scelte da fare. E ciò non può non essere un fattore di poco conto nella pelle tattica rossonera. Il 4-2-4 del derby, che in fase di non possesso si trasformava in 4-1-4-1, ha dato a Reijnders una connotazione più chiara, sia con la palla tra i piedi sia nell’affiancamento a Fofana, con quest’ultimo che sta crescendo di condizione e sta prendendo le redini del centrocampo. Fonseca, dunque, potrà variare le interpretazioni e le occupazioni del campo in base a chi si troverà davanti, in attesa che anche Loftus-Cheek e Musah entrino a pieno rango in queste nuove dinamiche. Già domani sera contro il Lecce si vedrà che tipo di vestito sceglierà l’allenatore milanista, che sa bene come servirà dare continuità alla vittoria contro l’Inter per non farla sembrare un, seppur bellissimo per i milanisti, fuoco di paglia.