Più cose da Milan in sei giorni di Conceicao che Motta da Juve in sei mesi

La rivoluzione rossonera, senza sorrisini, diplomazia o pregiudizi. Per un club che in quanto a vittorie non è secondo a nessuno

La verità è che ha fatto e pure detto più cose da Milan Sergio Conceiçao in sei giorni che Thiago Motta di Juve in sei mesi. Ed è un altro ex interista, eh; non uno cresciuto a pane, Rivera e Gullit. Per carità, una rondine non fa primavera, specie in pieno inverno, ma qua stiamo davvero assistendo a una di quelle piccole grandi rivoluzioni che riescono a rendere il calcio incredibilmente bello e appassionante perfino se per rattoppare le nostre italiche pezze andiamo a giocarlo in Arabia Saudita.

Milan, prima la Juve e poi l'Inter: che trionfo a Riad!

Le emozioni vissute e il rigurgito d’orgoglio assaporato dai tifosi del Diavolo nella campagna di Riad non hanno prezzo, né contropartita: nel senso che nessun cuore rossonero le baratterebbe con una mezza stagione da protagonisti in campionato anziché da comprimari come sono fin qui stati. Rimontare in maniera così impronosticabile, entusiasmante, libidinosa prima la Juve e poi l’Inter, le rivali strisciate per antonomasia, è qualcosa che va oltre. Oltre perfino la tecnica e la classe, che comunque al Milan - pure a questo Milan - appartengono. E che bisognava soltanto tirar fuori, tornando a coltivarle, accarezzarle, anche solo evocarle. Nel rispetto di una storia e di un senso d’appartenenza che, quando si tratta di trofei, non sono secondi a nessuno.

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Milan, è iniziata la rivoluzione di Conceiçao

Sergio Conceiçao ci è riuscito, fregandosene della diplomazia ("sei juventino tu?" ha ribattuto a un giornalista che gli aveva parlato di fortuna) e dei sorrisini, dei precedenti e dei pregiudizi. "Sì, in questi giorni qualcosa è cambiato" aveva detto in vigilia Ibrahimovic, uno che spesso straparla ma non quando si tratta di calcio e di spirito. "Non sono venuto qui per essere simpatico o per fare l’amico dei miei giocatori, ma per vincere", aveva invece tagliato corto quest’altro allenatore portoghese, simile al suo predecessore Fonseca giusto nel look da bello e impossibile brevettato dal connazionale Mourinho.

E a proposito di portoghesi, andate a riguardarvi cos’ha fatto Leao da quando è entrato, a ripresa iniziata e a punteggio che fino alla settimana scorsa si sarebbe definito e rivelato compromesso. Quelli come Rafa, ancorché a volte pigro e irritante, si chiamano fuoriclasse. E i fuoriclasse sanno come ricordarglielo.

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La verità è che ha fatto e pure detto più cose da Milan Sergio Conceiçao in sei giorni che Thiago Motta di Juve in sei mesi. Ed è un altro ex interista, eh; non uno cresciuto a pane, Rivera e Gullit. Per carità, una rondine non fa primavera, specie in pieno inverno, ma qua stiamo davvero assistendo a una di quelle piccole grandi rivoluzioni che riescono a rendere il calcio incredibilmente bello e appassionante perfino se per rattoppare le nostre italiche pezze andiamo a giocarlo in Arabia Saudita.

Milan, prima la Juve e poi l'Inter: che trionfo a Riad!

Le emozioni vissute e il rigurgito d’orgoglio assaporato dai tifosi del Diavolo nella campagna di Riad non hanno prezzo, né contropartita: nel senso che nessun cuore rossonero le baratterebbe con una mezza stagione da protagonisti in campionato anziché da comprimari come sono fin qui stati. Rimontare in maniera così impronosticabile, entusiasmante, libidinosa prima la Juve e poi l’Inter, le rivali strisciate per antonomasia, è qualcosa che va oltre. Oltre perfino la tecnica e la classe, che comunque al Milan - pure a questo Milan - appartengono. E che bisognava soltanto tirar fuori, tornando a coltivarle, accarezzarle, anche solo evocarle. Nel rispetto di una storia e di un senso d’appartenenza che, quando si tratta di trofei, non sono secondi a nessuno.

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