Ma il nostro calcio merita Raspadori?

Ma il nostro calcio merita Raspadori?© www.imagephotoagency.it

Anni fa, quando il calcio italiano lanciava Totti e Del Piero, Cannavaro e Buffon, ai giovani veniva richiesto di essere all’altezza della Nazionale. Niente più. Diciamo che Berlino ha risposto per tutti. Oggigiorno, in mezzo ai problemi cui vanno incontro i ragazzi dei vivai, la domanda si è ribaltata: il movimento si merita uno come Giacomo Raspadori?

È un interrogativo volutamente provocatorio. Ed è anche pericoloso, dato che è un ottimo giocatore di 22 anni, semplice e genuino, ma non ancora un campione. Eppure la settimana chiusa ieri contro il Torino, in un sabato più di fatica che di soddisfazione per lui, ha messo Giacomo in copertina: ha segnato le reti che hanno qualificato l’Italia alle finali di Nations League. Non sarà il Mondiale, ma è pur sempre una bella soddisfazione battere Inghilterra, che in Qatar andrà, e la capolista Ungheria. Meravigliosa, in particolare, la palla che Jack, come lo chiamano dall’infanzia, ha messo alle spalle di Pope. Raspa, altro abbreviativo, gioca con i due piedi senza differenze. Ha tecnica e resistenza. È al quinto gol azzurro in 15 presenze, a riprova del talento. Raspadori è spuntato come un fiore nel deserto. Il movimento ha onestamente pochi meriti nel suo successo. Da bambino giocava nel Progresso, società alle porte di Bologna, in quel Castel Maggiore da cui proviene un altro campione di tenacia: Alex Zanardi. Il fratello maggiore Enrico, classe 1997, quindi di tre anni più vecchio, fu preso nel vivaio neroverde e si decise che il più piccolo lo accompagnasse agli allenamenti. Classica logistica familiare. Poi è andata come era finita in altre case, vedi in quella di San Vendemiano tra Stefano e Alex Del Piero. Il primo si è diviso tra Serie D al Mazzolara ed eccellenza a Castenaso, il secondo ha invece iniziato a segnare costantemente: 15 reti in 26 incontri al primo anno intero di Primavera, quindi il debutto in A con De Zerbi. Pure tra i grandi è andato migliorando di stagione in stagione. Come dice l’attuale tecnico Luciano Spalletti, il “ragazzo ha watt nelle gambe e ambizione”: 2 reti, 6 reti, 10 reti nei campionati al Sassuolo. Se il movimento in generale non ha meriti particolari, li hanno Ciccio Palmieri, fra i migliori responsabili italiani del settore, e un club ben organizzato da Giovanni Carnevali. Non a caso, con l’Inghilterra erano in campo 4 elementi azzurri che sono passati (o sono) nella città delle piastrelle.

Jack è stato più frutto del caso che pianificazione di un sistema o scouting programmato. Niente a che vedere con i Centri di formazione come Francia o Belgio o investimenti sui prodotti locali stile Barcellona o Bayern Monaco. Se va rimarcata la scelta controcorrente del Napoli, che su Raspadori ha investito 30 milioni, va però ricordato che Scamacca ha lasciato lo Stivale, esattamente come è stato con Verratti e Donnarumma. Molti club italiani, quasi tutti indebitati, insistono nell’alimentare l’America, il Sudamerica, l’Europa tutta, ma quasi mai l’Italia. E dire che nel caso di Raspadori non esiste la preoccupazione sulla tenuta mentale del ragazzo, distante dai capricci di taluni coetanei. Giorni fa, Daniele De Rossi, sincero come sempre, pure adesso che affianca in Nazionale Mancini, ha detto: «Giacomo è un giovane galantuomo, sembra un calciatore della nostra generazione». È educato e forte, serio e solare. Ha come obiettivo la laurea, ma in Scienze Motorie a Bologna prima che quella in campo. Risalendo la corrente di disinteresse per i giovani e di squali nel mercato, Jack sta arrivando lassù. Merita i complimenti. Ma questo movimento si merita Giacomo Raspadori?

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...