De Laurentiis e lo Scudetto del progetto Napoli: dalla Serie C al trionfo

Club preso dopo il fallimento, la doppia promozione, i primi trofei, la Champions League, ora il sogno tanto ambito che diventa realtà
De Laurentiis e lo Scudetto del progetto Napoli: dalla Serie C al trionfo

Guai a chiamarlo miracolo, perché frutto di programmazione, lavoro, errori da cui si è imparato per poter far meglio. Impresa sì, perché vincere in una piazza come Napoli è più complicato, sicuramente indelebile. Aurelio De Laurentiis è dunque riuscito nell'impresa di portare il tricolore ai piedi del Vesuvio, 33 anni dopo l'ultima volta, per la 3° volta nella storia della società, 19 anni dopo aver preso il Napoli dopo il fallimento, trascinandolo dalla Serie C al tetto d'Italia.

De Laurentiis e gli inizi a Napoli

Riavvolgiamo il nastro e torniamo dove tutto è iniziato. A seguito del fallimento, il Napoli deve ripartire da zero. "Non c'erano nemmeno palloni e magliette", ha ricordato a più riprese De Laurentiis negli anni. A prendere il club dalle ceneri ci pensa proprio lui, che il 6 settembre del 2004 dà vita al Napoli Soccer, iscrivendolo al campionato di Serie C1. Il patron affida il suo progetto a Pierpaolo Marino e, in panchina, a Gian Piero Ventura, quest'ultimo sostituito qualche mese dopo da Edy Reja. Dopo un grande campionato, gli azzurri si giocano la promozione in B in un accesissimo derby contro l'Avellino, ma saranno gli irpini ad avere la meglio nella doppia sfida approdando in cadetteria. Una cocente delusione in una gara sentitissima, ma i partenopei si rifaranno 12 mesi dopo, con una squadra troppo forte per la categoria. Stagione 2006/07, Serie B, si ritorna alla vecchia nomeclatura SSC Napoli, l'obiettivo è uno solo: tornare quanto prima nella massima serie. Nel giugno del 2007, in un campionato che vide vincere la Juventus retrocessa da Calciopoli, in A ci andarono anche Genoa e lo stesso Napoli. Festa in campo a Marassi proprio contro il Genoa allora gemellato con ADL che ai microfoni urla a fine partita: "La risalita dall'inferno!". 

La Serie A e il trio Hamsik-Lavezzi-Cavani

Con l'approdo in massima serie, arrivano investimenti importanti e calciatori destinati a segnare un'epoca in azzurro: Ezequiel Lavezzi e Marek Hamsik. La prima stagione è da sogno, perché il Napoli è una neo promossa, ma non lo sa e decide di qualificarsi subito per l'Europa. Sogno destinato a durare poco e che si interrompe ai preliminari di Coppa Uefa, ma quello è il preludio di quel che sarà il Napoli del patron De Laurentiis: una squadra ambiziosa. Da Roberto Donadoni si passa a Walter Mazzarri, e con lui arrivano le prime grandi soddisfazioni: l'Europa League prima, la Champions League poi. Il palcoscenico più importante d'Europa riaccoglie così i partenopei: in 7 anni dalla C alla Champions. Che quel Napoli fosse in ascesa era chiaro, e infatti nella stagione 2011/12 arriva anche il primo successo: la Coppa Italia. Gli azzurri battono in finale la Juventus neo campione d'Italia e per di più imbattuta in campionato: trionfo per 2-0 con i gol di Cavani e Hamsik, con Paolo Cannavaro che alza la coppa sotto il cielo di Roma. Ma la voglia è quella di migliorarsi, sempre di più, e infatti l'anno seguente arriva addirittura il secondo posto in campionato con ben 78 punti collezionati. Una squadra che emoziona, capace di imprese apparentemente impossibili, di rimonte all'ultimo minuto a cui nessuno credeva, e in cui si inizia a vedere in campo anche un certo Lorenzo Insigne. Nonostante un percorso in crescendo, le strade di Mazzarri e del Napoli si separano: il tecnico prenderà il treno Inter, la società proverà a dare quel tocco di internazionalità chiamando Rafa Benitez.

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Benitez, Higuain e l'era Sarri

Con l'approdo del tecnico spagnolo, iniziano ad arrivare calciatori affermati e desiderosi di primeggiare col Napoli: Dries Mertens dal PSV, ma soprattutto il terzetto Raul Albiol, José Callejon e Gonzalo Higuain dal Real Madrid. Al primo anno in Campania, Benitez porta subito in dote una Coppa Italia, vinta contro la Fiorentina. E poi una Supercoppa, in quel di Doha, contro la Juventus, vinta ai calci di rigore: il modo migliore per chiudere il primo decennio targato De Laurentiis. La parentesi Benitez si chiude con una dolorosa mancata qualificazione alla Champions League all'ultima giornata, e così il patron opta per una scelta di rottura, che niente ha a a che vedere con la precedente: in panchina arriva Maurizio Sarri, proveniente dall'Empoli. Il tecnico toscano fa subito vedere la sua impronta, la squadra gioca un gran calcio e si diverte, e diventa presto un modello in tutta Europa, capace di abbinare estetica ed efficacia e di far realizzare ad Higuain il record di maggior numero di gol in un campionato di Serie A: ben 36. Ma nonostante questo, la sua era al Napoli, seppur indimenticabile, si chiuderà senza nemmeno un trofeo, e con lo Scudetto soltanto sfiorato nel 2016: il gol di Koulibaly per la vittoria all'Allianz Stadium, ma l'incredible sconfitta a Firenze pochi giorni dopo a distruggere il sogno. Il Napoli di Sarri finisce lì, con l'addio di Higuain prima (proprio alla Juventus), e il suo rimandato di due anni: stagioni emozionanti, gioco splendido, record di punti, ma nessun trofeo.

Lo Scudetto tanto atteso

Ripartire dopo la cocente delusione del mancato Scudetto non è facile, ma nonostante l'addio di Sarri si vuole provare comunque a rilanciare: l'allenatore del Napoli diventa addirittura Carlo Ancelotti. Ma le cose, dopo un anno abbastanza soddisfacente, si incrinano nella seconda stagione, e al suo posto arriva Gennaro Gattuso. L'inizio è incoraggiante, la stagione 2020 si conclude con la vittoria della sesta Coppa Italia della storia azzurra, la terza nell'era De Laurentiis, vincendo ancora una volta contro la Juventus, ancora una volta ai calci di rigore. Ma la seconda stagione vive più di bassi che di alti per Gattuso, con il campionato che termina con il Napoli fuori dalla zona Champions League causa pareggio all'ultima giornata contro il Verona. In mezzo, anche il dolore fortissimo, in pieno covid, della scomparsa dell'eroe di sempre, del mito indimenticabile e indimenticato: Diego Armano Maradona. Restart, ancora una volta, l'ennesimo. Stavolta ci si affida a Luciano Spalletti, uno che, esattamente come il Napoli di De Laurentiis, è in cerca di riscatto, e del primo Scudetto. Dopo un anno positivo ma di transizione, nella seconda annata il binomio è semplicemente perfetto: strepitoso percorso in Europa, fino ai quarti di finale di Champions League (prima volta nella storia azzurra) e una strada in campionato praticamente senza falle. Una vittoria indiscussa, fin dalle prime giornate, uno Scudetto stravinto e meritato. Napoli torna a cantare, e i cori di contestazione d'estate si trasformano in gioia: aveva ragione Aurelio De Laurentiis, lo Scudetto era possibile.

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Guai a chiamarlo miracolo, perché frutto di programmazione, lavoro, errori da cui si è imparato per poter far meglio. Impresa sì, perché vincere in una piazza come Napoli è più complicato, sicuramente indelebile. Aurelio De Laurentiis è dunque riuscito nell'impresa di portare il tricolore ai piedi del Vesuvio, 33 anni dopo l'ultima volta, per la 3° volta nella storia della società, 19 anni dopo aver preso il Napoli dopo il fallimento, trascinandolo dalla Serie C al tetto d'Italia.

De Laurentiis e gli inizi a Napoli

Riavvolgiamo il nastro e torniamo dove tutto è iniziato. A seguito del fallimento, il Napoli deve ripartire da zero. "Non c'erano nemmeno palloni e magliette", ha ricordato a più riprese De Laurentiis negli anni. A prendere il club dalle ceneri ci pensa proprio lui, che il 6 settembre del 2004 dà vita al Napoli Soccer, iscrivendolo al campionato di Serie C1. Il patron affida il suo progetto a Pierpaolo Marino e, in panchina, a Gian Piero Ventura, quest'ultimo sostituito qualche mese dopo da Edy Reja. Dopo un grande campionato, gli azzurri si giocano la promozione in B in un accesissimo derby contro l'Avellino, ma saranno gli irpini ad avere la meglio nella doppia sfida approdando in cadetteria. Una cocente delusione in una gara sentitissima, ma i partenopei si rifaranno 12 mesi dopo, con una squadra troppo forte per la categoria. Stagione 2006/07, Serie B, si ritorna alla vecchia nomeclatura SSC Napoli, l'obiettivo è uno solo: tornare quanto prima nella massima serie. Nel giugno del 2007, in un campionato che vide vincere la Juventus retrocessa da Calciopoli, in A ci andarono anche Genoa e lo stesso Napoli. Festa in campo a Marassi proprio contro il Genoa allora gemellato con ADL che ai microfoni urla a fine partita: "La risalita dall'inferno!". 

La Serie A e il trio Hamsik-Lavezzi-Cavani

Con l'approdo in massima serie, arrivano investimenti importanti e calciatori destinati a segnare un'epoca in azzurro: Ezequiel Lavezzi e Marek Hamsik. La prima stagione è da sogno, perché il Napoli è una neo promossa, ma non lo sa e decide di qualificarsi subito per l'Europa. Sogno destinato a durare poco e che si interrompe ai preliminari di Coppa Uefa, ma quello è il preludio di quel che sarà il Napoli del patron De Laurentiis: una squadra ambiziosa. Da Roberto Donadoni si passa a Walter Mazzarri, e con lui arrivano le prime grandi soddisfazioni: l'Europa League prima, la Champions League poi. Il palcoscenico più importante d'Europa riaccoglie così i partenopei: in 7 anni dalla C alla Champions. Che quel Napoli fosse in ascesa era chiaro, e infatti nella stagione 2011/12 arriva anche il primo successo: la Coppa Italia. Gli azzurri battono in finale la Juventus neo campione d'Italia e per di più imbattuta in campionato: trionfo per 2-0 con i gol di Cavani e Hamsik, con Paolo Cannavaro che alza la coppa sotto il cielo di Roma. Ma la voglia è quella di migliorarsi, sempre di più, e infatti l'anno seguente arriva addirittura il secondo posto in campionato con ben 78 punti collezionati. Una squadra che emoziona, capace di imprese apparentemente impossibili, di rimonte all'ultimo minuto a cui nessuno credeva, e in cui si inizia a vedere in campo anche un certo Lorenzo Insigne. Nonostante un percorso in crescendo, le strade di Mazzarri e del Napoli si separano: il tecnico prenderà il treno Inter, la società proverà a dare quel tocco di internazionalità chiamando Rafa Benitez.

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