"Non vedo l’ora di incominciare la stagione col Napoli. Arrivare in un top club è motivo di grande orgoglio per me. Vado lì per lavorare sodo con l’obiettivo di farmi trovare pronto e conquistarmi il mio spazio". Gli si illuminano gli occhi a Elia Caprile, quando parla di quella che sarà la sua nuova squadra. Dopo una lunga gavetta il classe 2001 approda in una grande squadra. Il Napoli crede tanto nel portiere veronese: non a caso l’aveva acquistato l’estate scorsa per 7 milioni dal Bari e ha già declinato varie richieste. Il motivo è chiaro: Caprile si giocherà il posto con Meret. Riavvolgiamo il nastro: raccontano che la vocazione da portiere le sia venuta grazie a papà Luigi… "Tutto vero. Avevo 5 anni ed ero in montagna a San Zeno coi miei cugini, quando papà mi regalò la maglietta dorata della nazionale di Gigi Buffon. Da quel momento ho iniziato a giocare in porta». Quel Buffon che l’anno scorso le ha regalato la maglia autografata dopo Bari-Parma".
Che effetto le ha fatto conoscere il proprio idolo?
"Lì ho scoperto la grandezza del Gigi uomo. Avevamo vinto 4-0 e pensavo fosse di malumore, tanto che rimasi 40 minuti fuori dal loro spogliatoio per paura di non riuscire a vederlo. Invece Buffon mantenne la promessa di scambiarci le maglie. Restammo a lungo a chiacchierare: mi ha dato diversi consigli e fatto i complimenti. Adesso la sua maglia è incorniciata come una reliquia a casa mia".
Si è definito metà veronese e metà napoletano. Come convivono in lei le due anime?
"Ho l’esuberanza tipica partenopea: sono molto estroverso, ma al tempo stesso puntiglioso e preciso come i veronesi".
Un tappa fondamentale della sua carriera è stata Leeds. Com’è essere allenati a 18 anni da Bielsa?
"Un’esperienza incredibile. Per la prima volta andavo a vivere lontano da casa e in un paese straniero: in quei mesi scoppia la pandemia e mi trovo a vivere da solo per un anno e mezzo. Quando vedi Bielsa sai che stai incontrando l’allenatore per eccellenza come dice Guardiola. Ti forma in ogni cosa: è attento a qualunque dettaglio e controlla tutto, persino il peso. In campo volavamo e giocavamo a memoria, tanto da vincere la Championship e finire l’anno dopo noni in Premier".