Retroscena Conte, la furia e la reazione dell’Inter: si va oltre il Var…

Lo sfogo del tecnico del Napoli infiamma la corsa Scudetto. Inzaghi si smarca: “Lui parla per proprio conto”

Attaccare il Var per mettere pressione all’Inter. Antonio Conte domenica ha alzato il polverone sulla questione arbitrale ma, anche se si è sforzato di volare alto legando il suo pensiero a quello dei colleghi, il suo sfogo è sembrato soprattutto uno strategemma per alzare la tensione intorno a chi è unanimamente considerato come favorito per il campionato. Non a caso, Inzaghi - annusando l’aria - si è subito smarcato: "Non ho nulla da commentare, penso che Conte abbia parlato per proprio conto. A volte si riceve, a volte si toglie: dobbiamo cercare tutti di dare una mano a questi arbitri, io per primo". La classifica è una grande marmellata e in un torneo che potrebbe essere deciso da pochi punti come accaduto tre stagioni fa (quando il Milan, soltanto vincendo a Reggio Emilia con il Sassuolo, ebbe la certezza matematica del titolo) gli episodi arbitrali rischiano di essere un fattore, se non determinante, quanto meno importante.

Conte come Mourinho

L’Inter nell’ultimo campionato di rigori ne ha avute più di tutti, quattordici e, complice il titolo vinto e un progetto tecnico che è al quarto anno, è considerata dalla concorrenza come la squadra da battere. Questo al netto dei “retropensieri” (per dirla alla Conte) circa la presunta influenza di Beppe Marotta, nelle stanze dei bottoni del nostro calcio. Va detto altresì che nell’ultimo incontro tra allenatori e Rocchi, Conte ha mandato in sua vece Davide Iorio, segretario generale del club, ma questo - seppur non sia stato gradito dagli arbitri - non è un buon motivo per cui l’allenatore non possa avere parola in capitolo sull’argomento. D’altronde Mourinho insegna: Conte, come il portoghese (memorabili i suoi monologhi anti-sistema quando guidava un’Inter che collezionava scudetti in serie), sa benissimo come sfruttare a suo favore i media, mettendo contestualmente pressione su arbitri e avversari e la reazione avuta a fronte di un “rigorino” peraltro sbagliato da Hakan Calhanoglu (figurarsi cosa sarebbe successo se il turco, fino all’altra sera infallibile in Italia, avesse segnato), è sembrata sproporzionata all’Inter, ai presenti e ai vertici arbitrali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L'attacco di Conte e la replica di Rocchi

"Io non voglio cattivi pensieri, ma onestà intellettuale - aveva aggiunto in sala stampa l’allenatore del Napoli dopo essere 'esploso' in televisione -. Il Var è uno strumento bellissimo, ma perché a volte interviene e altre no? Magari oggi Mariani andava a vedere e confermava il rigore, l’avrei accettato di più. Intervento lievissimo e il Var non può intervenire perché? Togliamo sto protocollo e questi alibi. Io voglio andare in panchina con una 'cosa' onesta, non con protocolli. E lo dico per tutti quanti, non solo per il Napoli". Detto che, come sottolineato, Inzaghi si è subito smarcato, il designatore Rocchi sull’argomento ha preferito sorvolare, invitando - in perfetta sintonia con l’interista - a tenere basso il livello delle tensioni: "Prima dobbiamo fare meno errori noi però chiedo di essere il più tolleranti possibile perché, se non porti rispetto, il clima si incendia", le considerazioni dell’allenatore della squadra arbitrale. Stante le premesse, sarà però meglio prendere l’estintore.

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Attaccare il Var per mettere pressione all’Inter. Antonio Conte domenica ha alzato il polverone sulla questione arbitrale ma, anche se si è sforzato di volare alto legando il suo pensiero a quello dei colleghi, il suo sfogo è sembrato soprattutto uno strategemma per alzare la tensione intorno a chi è unanimamente considerato come favorito per il campionato. Non a caso, Inzaghi - annusando l’aria - si è subito smarcato: "Non ho nulla da commentare, penso che Conte abbia parlato per proprio conto. A volte si riceve, a volte si toglie: dobbiamo cercare tutti di dare una mano a questi arbitri, io per primo". La classifica è una grande marmellata e in un torneo che potrebbe essere deciso da pochi punti come accaduto tre stagioni fa (quando il Milan, soltanto vincendo a Reggio Emilia con il Sassuolo, ebbe la certezza matematica del titolo) gli episodi arbitrali rischiano di essere un fattore, se non determinante, quanto meno importante.

Conte come Mourinho

L’Inter nell’ultimo campionato di rigori ne ha avute più di tutti, quattordici e, complice il titolo vinto e un progetto tecnico che è al quarto anno, è considerata dalla concorrenza come la squadra da battere. Questo al netto dei “retropensieri” (per dirla alla Conte) circa la presunta influenza di Beppe Marotta, nelle stanze dei bottoni del nostro calcio. Va detto altresì che nell’ultimo incontro tra allenatori e Rocchi, Conte ha mandato in sua vece Davide Iorio, segretario generale del club, ma questo - seppur non sia stato gradito dagli arbitri - non è un buon motivo per cui l’allenatore non possa avere parola in capitolo sull’argomento. D’altronde Mourinho insegna: Conte, come il portoghese (memorabili i suoi monologhi anti-sistema quando guidava un’Inter che collezionava scudetti in serie), sa benissimo come sfruttare a suo favore i media, mettendo contestualmente pressione su arbitri e avversari e la reazione avuta a fronte di un “rigorino” peraltro sbagliato da Hakan Calhanoglu (figurarsi cosa sarebbe successo se il turco, fino all’altra sera infallibile in Italia, avesse segnato), è sembrata sproporzionata all’Inter, ai presenti e ai vertici arbitrali.

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