Osimhen, tic tac Chiné: 10 punti per il "sistema Juve" ma il Napoli spera

Il club fu assolto sulle plusvalenze ma, come per i bianconeri, in caso di fatti nuovi può arrivare la revocazione

TORINO - La figura di Osimhen è tornata di stretta attualità. Ma, questa volta, il mercato non c’entra. Il nome dell’attaccante nigeriano ha ripreso a circolare con insistenza, nelle ultime ore, per ragioni di… giustizia. La Procura Federale ha infatti ricevuto da Roma gli atti relativi all’inchiesta per falso in bilancio che coinvolge il Napoli e il suo presidente De Laurentiis. E ora per il procuratore Giuseppe Chiné è cominciato il conto alla rovescia per decidere se e come muoversi, dopo aver già prosciolto il club azzurro nel maggio del 2022.

Osimhen ancora nel mirino della Procura Figc

Ma come: la vicenda non è morta e sepolta, allora? Non per forza. I pm della capitale, infatti, hanno raccolto nel frattempo ulteriore materiale, sulla base del quale hanno di recente formulato una richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati. Qualora nei suddetti faldoni emergessero fatti nuovi ritenuti di particolare rilievo, dunque, la Procura Figc potrebbe chiedere la revocazione del processo sportivo di tre anni fa. E celebrare un nuovo procedimento, irrobustito dai risultati del lavoro della Procura di Roma, che indaga anche sull’operazione Manolas-Diawara con la Roma, oltre che su quella, ormai arcinota, che aveva portato proprio Osimhen dal Lille all’ombra del Vesuvio in cambio di 76 milioni complessivi, coinvolgendo in una sorta di “maxi-trade” anche il portiere Karnezis e i giovanissimi Liguori, Manzi e Palmieri, tre ragazzi del vivaio partenopeo pressoché sconosciuti, passati però al club francese – almeno a livello formale – per quasi 20 milioni di euro.

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Napoli come la Juve: analogie e differenze

L’eventuale riapertura del fascicolo Napoli in seno alla giustizia sportiva ricorda da vicino un’altra recente vicenda? Decisamente sì. Perché anche la Juventus, in prima battuta, era stata prosciolta dalla Procura Federale. Ma i nuovi fatti portati dai pm di Torino, impegnati nelle indagini della cosiddetta inchiesta Prisma, avevano persuaso Chiné a chiedere la revocazione del primo processo. E il secondo si era concluso con l’altrettanto famosa penalizzazione di 10 punti, in campionato, a carico dei bianconeri allora guidati da Allegri, costretti così a un’annata senza coppe continentali. Le analogie, in qualche modo, terminano qui.

Perché al club bianconero venne contestata una condotta strutturata in tema di plusvalenze, il ribattezzato “sistema”. Un concetto che, tendenzialmente, non trova riscontro nell’operato del Napoli. Se le operazioni contestate alla Juventus avevano riguardato per lo più giovani mai approdati in prima squadra, però, nel caso degli azzurri di De Laurentiis in ballo c’è soprattutto il nome di Osimhen, un calciatore che in campo ha spostato eccome gli equilibri.

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Giustizia Sportiva, le valutazioni

E proprio questo, chissà, potrebbe influire nelle valutazioni della giustizia sportiva, ordinamento che segue logiche difficili da intuire e da intercettare a priori. Dipenderà, innanzitutto, dalla lettura degli atti inediti da parte di Chiné, entro il termine dei trenta giorni dalla loro ricezione: il procuratore rileverà fatti nuovi e, soprattutto, rilevanti? In caso di risposta affermativa, il Napoli – proprio come successo alla Juventus – tornerebbe a processo, con sanzioni che a quel punto svarierebbero dalla semplice ammenda a una robusta penalizzazione in classifica. E già in quella di quest’anno, qualora il primo grado del procedimento – i termini ci sono tutti, con quasi tre mesi ancora a disposizione – si celebrasse entro il 30 giugno.

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Ma come: la vicenda non è morta e sepolta, allora? Non per forza. I pm della capitale, infatti, hanno raccolto nel frattempo ulteriore materiale, sulla base del quale hanno di recente formulato una richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati. Qualora nei suddetti faldoni emergessero fatti nuovi ritenuti di particolare rilievo, dunque, la Procura Figc potrebbe chiedere la revocazione del processo sportivo di tre anni fa. E celebrare un nuovo procedimento, irrobustito dai risultati del lavoro della Procura di Roma, che indaga anche sull’operazione Manolas-Diawara con la Roma, oltre che su quella, ormai arcinota, che aveva portato proprio Osimhen dal Lille all’ombra del Vesuvio in cambio di 76 milioni complessivi, coinvolgendo in una sorta di “maxi-trade” anche il portiere Karnezis e i giovanissimi Liguori, Manzi e Palmieri, tre ragazzi del vivaio partenopeo pressoché sconosciuti, passati però al club francese – almeno a livello formale – per quasi 20 milioni di euro.

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