Quando il calcio diventa un caso - o meglio il caos - internazionale. Per i tifosi del Napoli un viaggio di passione, direzione Eindhoven, con lo scopo di seguire la sfida contro il Psv, si è trasformato in un’antipatica odissea burocratica. La partita era stata sin dall'inizio etichettata come "ad alto rischio" dalle autorità locali e, per scongiurare disordini, il sindaco di Eindhoven, Jeroen Dijsselbloem, aveva emesso un'ordinanza ad hoc: "zona rossa" nel centro cittadino, dove i raggruppamenti di tifosi erano vietati a partire dalla Fuutlaan, cioè l'ingresso nevralgico della città. Misure forti, che permettevano alle forze dell’ordine olandesi di eff ettuare perquisizioni preventive, ma che si sono trasformate in un'operazione su scala industriale.
Come sono andate le cose
Tutto è iniziato intorno alle ore 20 di lunedi 20 ottobre in un parcheggio periferico nei pressi del centro di Eindhoven, dove un nutrito gruppo di tifosi napoletani – stimato inizialmente in 180 unità, poi salito a 230 con i conteggi defi nitivi – viene intercettato dalla polizia. «Un'atmosfera normale, quella di chi viaggia per passione », hanno raccontato i presenti. Ma le perquisizioni rivelano dettagli che, agli occhi delle autorità olandesi, suonano come campanelli d'allarme: “vestiti coprenti il volto” e un "assembramento con l'intenzione di dirigersi nel centro di Eindhoven". Violazioni lampanti, secondo la polizia, dell'articolo 172 della Legge Municipale e dell'articolo 2:27 dell'ordinanza del Sindaco. Ignorando le prime intimazioni a disperdersi, i tifosi azzurri vengono poi caricati su autobus diretti alla stazione di polizia di Mathildelaan. Lì si consuma la notte: documenti controllati, biglietti annullati sul posto ed atti trasmessi d'urgenza alla Questura di Napoli per valutare l'emissione dei relativi Daspo.
