TORINO - Eutanasia di una squadra. Il Parma è un malato terminale che viene tenuto artificiosamente in vita da coloro che vogliono evitare gli scandali indotti da una sua prematura scomparsa (la Figc e la Lega di Serie A) e dagli avventurieri che tentano di trarre benefici propri o altrui da questa penosa vicenda (l’attuale presidente Manenti). Tralasciamo i pesanti aspetti penali di questa vicenda - ora ci sono tuoni fulmini, ma il temporale vero e proprio arriverà più in là, statene certi - concentriamoci su quello sportivo e sulla presunta regolarità del campionato.
LE DIFFICOLTA' - Se basta un personaggio come Manenti a tenere in scacco l’intera Lega di Serie A, è drammaticamente evidente che non ci sono le condizioni per assciurare una nomale gestione del Parma da qui al termine della stagione calcistica. Le prossime partite del Parma, garantite da un fondo costituito ad hoc dalla Lega di A, potrebbero forse rappresentare una foglia di fico con la quale nascondere il clamoroso fallimento dei sitemi di controllo del nostro calcio (non ci sentiamo corresponsabili, caro Tavecchio: abbiamo scritto e documentato assai), ma rischierebbe di diventare una toppa ben peggiore del buco. Perché costituirebbe un precedente pericolossissimo in ottica futura, ma soprattutto perché nell’immediato aprirebbe scenari inquietanti circa le scommesse clandestine e la normale gestione del campionato.
PUNTO DI NON RITORNO - anto più, come ha ribadito la stessa Lega in un comunicato, non si può agire su altri fronti in presenza di una inchiesta della Magitratura in corso. Insomma, più passa il tempo e più appare evidente come la vicenda Parma abbia ormai superato il punto di non ritorno, tra sequestri giudiziari, debiti infiniti e responsabilità diffuse. Così, l’unica soluzione credibile è quella di ammettere la sconfitta del sistema e di “disarmare” Manenti, o chi per lui, in ambito sportivo evitandogli la possibilità di nuocere ancora sia da punto di vista dei risultati sia, più ancora, da quello sociale. «Da un paio d’anni dicevo che il Parma era come il Titanic: è bastato un piccolo scoglio come la Licenza Uefa per farlo affondare» la mirabile sintesi di Alessando Melli. La storia calcistica del Parma, di questo Parma, è finita per sempre. Non resta che prenderne atto per il bene di tutti.
LE DIFFICOLTA' - Se basta un personaggio come Manenti a tenere in scacco l’intera Lega di Serie A, è drammaticamente evidente che non ci sono le condizioni per assciurare una nomale gestione del Parma da qui al termine della stagione calcistica. Le prossime partite del Parma, garantite da un fondo costituito ad hoc dalla Lega di A, potrebbero forse rappresentare una foglia di fico con la quale nascondere il clamoroso fallimento dei sitemi di controllo del nostro calcio (non ci sentiamo corresponsabili, caro Tavecchio: abbiamo scritto e documentato assai), ma rischierebbe di diventare una toppa ben peggiore del buco. Perché costituirebbe un precedente pericolossissimo in ottica futura, ma soprattutto perché nell’immediato aprirebbe scenari inquietanti circa le scommesse clandestine e la normale gestione del campionato.
PUNTO DI NON RITORNO - anto più, come ha ribadito la stessa Lega in un comunicato, non si può agire su altri fronti in presenza di una inchiesta della Magitratura in corso. Insomma, più passa il tempo e più appare evidente come la vicenda Parma abbia ormai superato il punto di non ritorno, tra sequestri giudiziari, debiti infiniti e responsabilità diffuse. Così, l’unica soluzione credibile è quella di ammettere la sconfitta del sistema e di “disarmare” Manenti, o chi per lui, in ambito sportivo evitandogli la possibilità di nuocere ancora sia da punto di vista dei risultati sia, più ancora, da quello sociale. «Da un paio d’anni dicevo che il Parma era come il Titanic: è bastato un piccolo scoglio come la Licenza Uefa per farlo affondare» la mirabile sintesi di Alessando Melli. La storia calcistica del Parma, di questo Parma, è finita per sempre. Non resta che prenderne atto per il bene di tutti.
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