"Rischio, dunque sono qui": Bernabé, la scuola Guardiola e il dramma del problema al cuore

Il giocatore del Parma si è aperto in un'intervista raccontando la sua carriera: "Ho sempre guardato Zola"
"Rischio, dunque sono qui": Bernabé, la scuola Guardiola e il dramma del problema al cuore© TVRG Roberto Garavaglia/ag. Aldo Liverani

PARMA - Adriàn Bernabé è una delle colonne del Parma, arrivato nel 2021 (quando la compagine emiliana era in Serie B) ma sceso in campo per la prima volta solo nel 2022 dopo un intervento chirurgico per correggere un'anomalia cardiaca. Nell'intervista a Dazn il giocatore spagnolo ha ripercorso la sua carriera citando l'importanza di Pep Guardiola, per il quale giocò al Manchester City dal 2018 al 2021, del Parma e ricordando il problema cardiaco.

Su Guardiola

Per me è stato fondamentale, una persona che mi ha insegnato tanto, sono stato due anni con lui in prima squadra: a ogni allenamento ho appreso qualcosa di nuovo. Per Guardiola la cosa più importante è la posizione, come ti metti in campo, il modo in cui metti il corpo per ricevere la palla. È stato bellissimo, vedevo tutti i giocatori del City in tv fino a due mesi prima e poi all’improvviso mi allenavo con loro. Avevo un grande rapporto con Cancelo e anche con Aguero. Ricordo quando ho dovuto cantare davanti a tutti nel rito di ingresso nel gruppo: ho cantato Three Little Birds, mamma mia, male male! (ride)”.

Sul Parma

"Il Parma per me è molto importante. È un club, una città, che mi ha accolto bene, qui tutti mi sono sempre stati molto vicini anche in quel momento di grande difficoltà che ho avuto: il Parma e Parma sono molto importanti nella mia vita. Della grande storia del club, io ho sempre guardato Zola. Mi dicono anche che gli assomiglio esteticamente! Non ho potuto vederlo tanto dal vivo ma so quello che ha fatto qui e al Chelsea, sono uno di quelli che ama tanto vedere video su YouTube. Ho un grande rapporto con Bonny e Man, sono diventati come dei fratelli per me e in campo questa affinità si vede: ci aiuta tanto in partita”.

In campo

Il mister mi chiede di giocare più basso, mi piace perché posso costruire l’azione. Ma significa che devo crescere fisicamente e sull’aspetto difensivo. Mi piace prendermi dei rischi, sentire la pressione, a volte gioco dei palloni che so che possono fare impazzire i tifosi e l’allenatore: il rischio mi piace. Sono arrivato fin qui grazie a questo e non devo perdere questa caratteristica, la paura è la peggior cosa che possa avere un calciatore: devo divertirmi. Il mio dribbling preferito? La croqueta, quella di Iniesta. Non è troppo appariscente ma molto efficace”.

Sull'intervento del 2021

Ho avuto paura di smettere, è stata una cosa improvvisa, successa da un giorno all’altro. Non sapevo come gestire la cosa perché non è semplice, senza dubbio è stato uno dei momenti più difficili, non solo della mia carriera ma della mia vita in generale. Quando stai fuori per un motivo di salute come questo, ti rendi conto delle cose veramente importanti della vita: quando sono tornato, ho dato il giusto peso alle cose”.

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