La sfida di Suburra alla Juve

Amendola, Favino e Germano, protagonisti del film in uscita il prossimo 14 ottobre, parlando della corsa scudetto: «Juve favorita? Quest'anno il campionato è più livellato. Totti? Spero solo che non faccia la fine di Del Piero»
La sfida di Suburra alla Juve© ANSA

ROMA - Suburra, ovvero i sei giorni che precedono l'Apocalisse. Più esattamente quella del 12 novembre 2011, il giorno in cui cadde l'ultimo governo Berlusconi. E' questo il succo del western metropolitano firmato Stefano Sollima, in uscita nei cinema italiani il prossimo 14 ottobre, già alla regia di capolavori come Gomorra, ACAB e Romanzo Criminale. Il film, ambientato in una Roma cupa e notturna e interpretato da Claudio Amendola, Pierfrancesco Favino e Elio Germano, racconta la storia di una grande speculazione edilizia che trasformerà il litorale romano di Ostia in una nuova Las Vegas. Per realizzarla servirà l'appoggio di un politico corrotto e di secondo piano, invischiato fino al collo con la malavita. La storia ruota attorno a personaggi malvagi e senza scrupoli e abbraccia il potere politico e spirituale arrivando fin dentro le stanze vaticane. Nell'antica Roma la Suburra era il quartiere dove il potere e la criminalità si incontravano in segreto. Oggi, oltre duemila anni dopo, quel luogo esiste ancora. E' il palcoscenico in cui l'amibizione personale raggiunge vette altissime ed ogni personaggio è pronto a tutto pur di ottenere la propria "roba" e il riconoscimento del potere. L'unica fede è il profitto, il resto non conta e per raggiungere un posto al sole si è disposti a sacrificare tutto, fino alla propria esistenza. Ed è così che i personaggi del film si trasformano metaforicamente in animali, spaventati dall'Apocalisse imminente e ridotti dalla paura a girare su se stessi. Favino interpreta un politico corrotto di basso profilo che vorrebbe assomigliare a persone che non conosce senza averne nè il carisma, nè il talento. Intorno a lui ruota un mondo di mafiosi e corrotti che approfittano della sua debolezza per aumentare il proprio controllo sulla capitale.

SOLLIMA: «MANCANO GLI EROI» - «Questo è un film che è sempre attuale», racconta Amendola a proposito di Suburra che uscirà in ben 500 sale italiane. «Io non ho fiducia verso questo paese e spero che mio figlio riesca a lavorare all'estero. La storia in questo film la raccontano i cattivi che sono molto diversi tra loro. Non ci sono poliziotti che ad un certo punto arrivano e risolvono tutti i problemi. Stavolta il discorso è diverso», prosegue l'attore romano. «Abbiamo girato di notte, al freddo e sotto la pioggia, non ci sono aneddoti divertenti da raccontare», ci ha raccontato il regista del film, Sterano Sollima che sul set è stato etichettato come un 'cattivo' per la sua attenzione verso ogni dettaglio: «E' una questione di professionalità. Io cerco di fare il mio lavoro al meglio ogni volta che vengo chiamato a dirigere un film». Sollima in passato ha lavorato con Favino nel film ACAB: «Ho fatto un film che riguardava la violenza sugli stadi senza essere mai entrato in un impianto sportivo. Non seguo molto lo sport e non credo che in futuro realizzerò un film su un campione del passato anche se, come si dice: mai dire mai».

AMENDOLA: «CAMPIONATO PIU' LIVELLATO» - Favino, Amendola e Germano, oltre ad essere degli splendidi cattivi sul grande schermo, dividono da tempo immemore anche una passione sfrenata verso i colori giallorossi. «Non so se questo sarà l'anno buono per la Roma, so che a questa squadra manca sempre un soldo per fare una lira e purtroppo è un vizio che ho rivisito anche all'inizio di questa stagione. La cosa positiva è che quest'anno il campionato è più livellato, non vedo più la Juventus come l'unica vera protagonista», ha detto Amendola.

FAVINO: «DIAMO FIDUCIA A SABATINI» - «Ho paura di ciò che accadrebbe se ciò non avvenisse», ha commentato Favino sull'obiettivo tricolore della Roma. «L'importante è che Walter Sabatini non rivoluzioni di nuovo tutta la squadra. Se non sarà quest'anno, potrebbe essere il prossimo ma l'importante è che l'idea del nostro diesse non venga stravolta. Lo dico soprattutto perchè conosco la persona e la stimo moltissimo. Detto ciò, abbiamo una squadra che può giocare in più moduli come si è visto a Palermo. Non ho mai visto Pjanic giocare così bene e questo mi rende ottimista».

AMENDOLA E FAVINO: «TOTTI, NON FARE LA FINE DI DEL PIERO» - Il discorso poi verte su Totti e sul suo futuro: «Spero che questo possa davvero essere il suo ultimo anno ma non come tifoso. Io sono suo amico e purtroppo già sento giudizi impietosi nei suoi confronti di persone con memorie cortissime. Se c'è una cosa che non voglio è vedere sporcata la memoria di questi 25 anni straordinari. Quello che è successo a Del Piero non dovrà accadere a Francesco», ha dichiarato Amendola. «Totti è molto intelligente e quindi sarà lui a capire quando sarà meglio smettere. La sua grandezza starà anche nel decidere quando e come lasciare il palcoscenico. Fosse per me, io lo farei giocare fino a 120 anni. Concludo dicendo che io sono fra quei fortunati che l'ha visto giocare dall'inizio alla fine. Le nuove generazioni non potranno più godere di quel gol al volo che fece contro la Samp. Te ne cito solo uno perchè altrimenti dovremmo stare qui ad elencare le sue magie per ore», ha incalzato Favino.

GERMANO: «VORREI UNA ROMA DI ROMANI» - Sull'argomento Roma è poi intervenuto anche Elio Germano: «Mi piacerebbe vedere una squadra piena di romani e romanisti veri o adottati da noi tifosi, è questo l'aspetto che un po' di manca. Abbiamo Totti, De Rossi e Florenzi che ci mettono l'anima e la tigna. Poi, però, basta. Se vorrei più romani anche nella dirigenza? Diciamo che vorrei vedere giallorosso in tutti gli aspetti, anche nella maglia ad esempio. Quel bianconero messo in mostra in Bielorussia proprio non mi ha convinto. Io vorrei vedere gente di Roma che in campo difende la maglia della propria città e non concentrata solo sulla propria carriera o sul proprio stipendio: è questa la ricetta per tornare a vincere, secondo me».

AMENDOLA: «RIVOGLIO IL VECCHIO STEMMA» - Amendola entra poi nel discorso legato alla nuova società: «Rivorrei tutte le squadre in campo alle tre del pomeriggio e soprattutto ridatemi il vecchio stemma, quello con la ASR stilizzata che rappresentava l'appartenenza e la tradizione! Basta con questa lupa cinese inguardabile e la data di nascita della società che è l'unico appiglio che hanno i laziali per attaccarci visto che sono nati prima», ha detto l'attore romano. «Mio figlio di sedici anni si è tatuato il vecchio stemma della Roma. E' questo ciò che la gente vuole, non mi sembra che questa nuova società si stia muovendo bene a livello di marketing. Vorrei capire quante magliette in giro per il mondo siamo riusciti a vendere. Non penso moltissime», ha concluso Amendola.

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