TORINO - «Spalletti ha subito offese tremende in questo suo ritorno a Roma». Fa molto discutere il pezzo molto provocatorio che trova ampi consensi in giro per l'Italia. Lo ha scritto Giancarlo Dotto su "Dagospia".
L'ARTICOLO - Questo l'articolo di Giancarlo Dotto. «Avete una barba da grattarvi? Meglio così. Rassegnatevi a tre mesi di nulla. Per fortuna che ogni tanto muore uno come Chuck Berry. Questo è il campionato italiano: un pendolo tra la noia e il tedio. Ucciso in testa dalla ripetizione pornografica del gesto juventino (vinco dunque sono), in coda dalla non meno pornografica ripetizione di Pescara, Crotone e Palermo, aggiungo Empoli (perdo dunque sono). Dodici squadre su venti si svegliano e si svogliano la mattina non avendo un obiettivo per cui esistere. Due fingono di averne uno (Juventus e Fiorentina). Restano Roma e Napoli a battersi per il concetto che vincere in Italia è arrivare secondi, Lazio, Inter, Atalanta e Milan per lo strapuntino in Europa. Punto.
Per fortuna c’è Lucio Spalletti. Due spanne sopra tutti. Sto dalla sua parte, lo dico subito. Mai preso un caffè con lui e non so nemmeno se avrei voglia di prenderlo. E’ il tipo che gode di più a farsela con i detrattori. Fino a due settimane fa lo esortavo a tener duro, a non mollare. Ora gli dico, ma probabilmente se lo dice da solo, scappa, metti più distanza possibile tra te e questa città.
Userò un delicato eufemismo per spiegarlo. Roma non è un ambiente difficile, no. Roma è un ambiente di merda. E voglio dire proprio merda. Ogni mattina saltano fuori dalle lenzuola, mediamente e mediaticamente, e prendono il volo, si fa per dire, decine di mosche stercorarie. Si sgrullano il pisello (e non ditemi che le mosche non hanno il pisello) e guardano obesi l’orizzonte. Chi o cosa possiamo smerdare oggi? Non sono nemmeno cattivi. Sono, per lo più, boriosi cazzoni in eterna luna di miele con se stessi. Il peggio della romanità boriosa, cafona e cazzona. Dagli un microfono o una tastiera e non si contengono più. Si confondono nel mucchio, ma sono quelli che si fanno più notare, rumorosi e disinibiti, ma non perché hanno sconfitto l’inibizione.