Roma, Pastore: "L'anno scorso l'allenatore non aveva fiducia in me"

Il centrocampista ex Psg si racconta: "Fonseca è stato onesto con me. I fischi? A volte li apprezzo più degli applausi"
Roma, Pastore: "L'anno scorso l'allenatore non aveva fiducia in me"© LAPRESSE

ROMA - "Già a settembre avevo perso la fiducia dell'allenatore. Ho fatto pochissime partite e non è stato un anno facile, a livello personale e sportivo. Ora voglio stare bene fisicamente e portare la Roma più in alto possibile. Il calcio è un gioco di squadra e se la Roma finisce in alto è perché tutta la squadra ha fatto bene, non solo un giocatore". Javier Pastore, grande protagonista dell'ottimo momento della Roma, si racconta in una lunga intervista rilasciata al sito ufficiale del club, in cui parla anche delle sofferenze del suo primo anno giallorosso: "La Roma era la miglior proposta, parliamo di una grande città che io e mia moglie adoriamo, qui volevo sentirmi di nuovo un giocatore importante e riprendermi il ruolo perso al Psg. L’avventura è partita bene ed ero molto entusiasta di giocare qui. Poi purtroppo mi sono fatto male un paio di volte di seguito e poi c'è stato l'infortunio al derby di andata. A settembre è già iniziato ad andare tutto male. Avevo perso la fiducia dell’allenatore, perché non ero mai in campo. Fisicamente non sono stato mai bene, non riuscivo a gestire bene gli allenamenti o a migliorare la condizione fisica. Ho fatto pochissime partite e non è stato un anno facile, a livello personale e sportivo".

"Fonseca è stato onesto"

L'argentino rivela di essere grato a Fonseca: "Mi sono preso i primi giorni di vacanza con la mia famiglia, ma prima di ricominciare la stagione ho voluto parlare con la società e con l'allenatore, volevo sapere cosa pensavano di me. Nei primi allenamenti ho dimostrato subito di voler cambiare quello che era stato un anno brutto, da parte mia e di tutta la squadra. L'allenatore è stato sempre molto onesto, ha dimostrato di aver fiducia in me. Mi ha chiesto di dimenticare quanto accaduto prima, di allenarmi al cento per cento. Mi hanno gestito bene. Ho parlato con lo staff, gli ho detto che l'anno precedente non ero mai riuscito a trovare la forma giusta: per diverse necessità ero dovuto comunque scendere in campo e per questo non facevo bene per la squadra e mi facevo male pure io". Di comune accordo con il tecnico, Pastore ha ritrovato la forma migliore: "Potevo provare a raggiungere la migliore condizione fisica giocando tutte le amichevoli, ma per una settimana abbiamo scelto insieme di fermarci. Sono consapevole che in quei giorni durante le amichevoli ti guadagni un posto e sapevo che non giocando rischiavo di perdere un'opportunità. Ma ho preferito non rischiare di farmi male subito, per evitare di stare fuori durante le partite importanti. L'allenatore ha accettato, mi ha detto 'allenati bene in questi giorni perché per la prima partita devi stare bene'. Il mister mi ha fatto giocare per pochi minuti, per poter riprendere con calma la condizione giusta. E ora il mio fisico inizia a sentirsi lo stesso di prima".

"Ho apprezzato anche i fischi"

Una prima stagione deludente ha provocato anche il disamore dei tifosi: "I fischi li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più". La sofferenza è stata superata anche grazie alla famiglia: "La mia famiglia si è preoccupata tanto, si rendevano conto che qualcosa non andava, venivano qui tutti i mesi facendomi delle domande sulle mie condizioni. E se riuscivano a rendersene conto loro, figuriamoci i tifosi che sono tutte le domeniche allo stadio. Queste sono cose che ti fanno riflettere. Alla fine questa rappresenta una passione per noi, ma è anche un lavoro e dobbiamo rispettare la gente che ci segue per la professione che pratichiamo".

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