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ROMA - L'equazione Mourinho uguale grandi calciatori rimane. Ma l'esordio convincente di Darboe e Zalewski senza contare il progetto sostenibile, voluto dai Friedkin, non può essere accantonato. La Roma nel prossimo mercato cambierà molto, è evidente. Un portiere, un difensore centrale, almeno un terzino, un centrocampista più un centravanti, se Dzeko non resterà. Ma questa rivoluzione andrà di pari passo con la volontà di far crescere talenti. Alcuni sono già presenti in prima squadra: Villar, Reynolds, Ibanez. Altri sono in rampa di lancio, provenienti dalla Primavera. Oltre a Darboe e Zalewski, in stagione hanno già esordito anche di Milanese, Boer, Ciervo e Bamba.
Mou ha lanciato Casemiro, Balotelli e Morata
La curiosità è però d'obbligo: che rapporto ha lo Special One con i giovani? C'è forse una dichiarazione che riassume il tutto: «Non so se voi in Italia dite lo stesso, ma in Portogallo si dice che un melone può essere molto bello ma soltanto quando lo si apre e lo si assaggia il giudizio può esser confermato». Tradotto: bisogna rischiare. Ma soltanto con chi lo merita. Il tecnico portoghese ha dimostrato in passato di non aver paura a lanciare qualche ragazzino. Il “bambino” Santon ne è l'emblema. Ma non solo. Già quando allenava il Porto, Mou non ha mai guardato alla carta d'identità, ma solo alla qualità e all'adattamento ai sistemi di gioco e alla mentalità della squadra. Nel 2004, ad esempio, ha vinto la Champions schierando titolare Carlos Alberto, trequartista all'epoca diciannovenne appena arrivato dal Brasile. Al Chelsea non ha avuto paura di lanciare Cech fra i pali. All'Inter, oltre a Santon, puntò su Balotelli (lanciato già da Mancini ) senza remore. Al Real Madrid fece esordire Casemiro, Nacho e Morata, ancora oggi a dieci anni di distanza protagonisti in Europa.