Mourinho: "Prima volevo vincere per me, ora per i giocatori e i tifosi"

Così il tecnico della Roma in un dialogo con il cardinale José Tolentino de Mendonça: "Penso a chi avrà una settimana migliore grazie ad un nostro successo..."
Mourinho: "Prima volevo vincere per me, ora per i giocatori e i tifosi"© Getty Images

ROMA - "Percepisco la mia evoluzione come persona pensando al fatto che per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre adesso sono in un momento in cui continuo a voler vincere con la stessa intensità di prima o addirittura maggiore, ma non più per me, ma per i giocatori che non hanno mai vinto, voglio aiutarli... Penso molto di più al tifoso comune che sorride perché la sua squadra ha vinto, alla sua settimana che sarà migliore perché la sua squadra ha vinto. Continuo a essere un 'animale da competizione', per così dire, continuo a voler vincere come o più di prima, ma prima mi concentravo su me stesso...". Così l'allenatore della Roma José Mourinho - il 29 marzo scorso - in un dialogo tenuto nella lingua madre con il cardinale portoghese José Tolentino de Mendonça, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, promosso e pubblicato oggi dall'Osservatore Romano. 

Mourinho: "Ecco cosa mi mancherà di più quando smetterò"

"Nel percorso verso una partita intendo l'uscita dall'hotel, la discesa dal pullman, l'arrivo allo stadio, la passeggiata verso lo spogliatoio, la camminata dallo spogliatoio al campo prima dell'inizio della gara c'è molta spiritualità in tutto questo, non è mai una routine, per quanto si giochi decine di volte nello stesso stadio, e si faccia sempre lo stesso percorso, è un momento che ha qualcosa che non si vede, ma che si sente tanto. Lo ritengo di una bellezza enorme e ritengo che il giorno che smetterò di allenare, che spero non sia presto, sarà forse la cosa che più mi mancherà: sentire questa dimensione che mi porta verso direzioni che non ho mai condiviso con nessuno, e che oggi forse condivido per la prima volta. Camminare verso la partita e parlare con Lui... Parlare con Dio? Parlo con Lui e finisco sempre per dire: la mia famiglia è più importante di questo. Dammi un aiuto se hai tempo... ma se la scelta dovesse essere tra questa partita e il benessere delle persone che amo, non ci pensare due volte...".

Mourinho sul conflitto Russia-Ucraina

"La mia relazione con Dio si traduce nell'amore che nutro per i miei cari. Credo che Lui non si arrabbi per il fatto che indirizzi il mio amore per Lui in questa direzione. La mia famiglia, i miei amici, quelli che io amo, quelli che mi amano, quelli che sono ancora con noi e quelli che ci hanno già lasciato, è così che riesco a tradurre in pratica il mio amore per Dio. Essere solidale anche con persone che non conosco, nel senso di preoccuparmi, di cercare di aiutare in un modo o nell'altro". Non è mancato tra i due il confronto con la drammatica situazione che si vive a causa della guerra in Ucraina. "Il Santo Padre Francesco dice che la guerra è un fallimento dell'umanità, dei politici. La penso esattamente così, anzi, penso che sia un fallimento umano prima ancora che politico. È un fallimento brutale, è la perdita dei principi o il loro mancato sviluppo, è l'evoluzione del pensiero umano verso la direzione errata, ciò che è fondamentale e cioò che lo è meno. È qualcosa di difficile da spiegare. È un fallimento a tutti i livelli dell'umanità: è un fallimento nostro".

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