Dybala, sei stato unico. Splendido, ma fragile. Magico, ma incompiuto

Dybala, sei stato unico. Splendido, ma fragile. Magico, ma incompiuto© BARTOLETTI

Il calcio, lo sport in generale, non è un paese per sentimentalismi, eppure farà un certo effetto rivedere stasera sul campo dell’Allianz un Paulo Dybala con una maglietta diversa da quella bianconera e con quel numero 21, lo stesso con il quale debuttò sette stagioni fa, caso vuole segnando proprio contro la Roma. Sia per chi lo ha amato e sostenuto acriticamente - la maggior parte dei tifosi juventini - sia per quelli che hanno manifestato più di una perplessità sul non riuscire a diventare leader incontrastato della squadra (e tra questi, chi scrive), Dybala è stato comunque un giocatore diverso, in qualche modo unico. Fin dal soprannome, la Joya, che suona tra l’infantile e l’incompiuto, e c’entra l’aspetto da eterno bambino che dimostra molto meno dei suoi 28 anni. Gioia è anche gioiello da preservare, splendido eppure fragile: gli amanti del realismo direbbero “non serve”, chi considera il calcio espressione estetica e bellezza esteriorizzata nel gesto ribatte che per l’utilitarismo bisogna comunque bussare altrove. 

Pur avendo dato l’impressione di mancare l’appuntamento importante e invece di dare il meglio di sé quando la pressione psicologica non è alle stelle, pur non essendo riuscito a entrare nella top ten dei campioni assoluti (non è e non sarà l’erede di Lionel Messi), Dybala ha lasciato la Juventus con 115 gol e 12 trofei. Numeri che indubbiamente hanno contribuito non poco alla storia di questi anni. Quando si pratica l’esercizio della critica bisogna astrarsi dal fatto di cronaca: dietro l’addio di Dybala c’è stata una mera questione di soldi, eppure quelle lacrime amare, quel pianto infantile, coerente al suo profilo, resteranno ancora a lungo impressi nella memoria del pubblico bianconero.

È dispiaciuto davvero il suo congedo perché, alla fine della storia, è come se Dybala non avesse capito la Juventus e la Juventus non avesse capito Dybala, qualcosa è mancato da entrambe le parti. L’ha detto e ribadito: se segno non esulto. Beh, intanto speriamo non accada ma di sicuro non lo fischieremo, anzi c’è da aspettarsi un’accoglienza molto affettuosa da parte del pubblico bianconero, nonostante i nuovi colori. Poi, dopo questa partita, gli auguriamo una grande stagione e, soprattutto, di essere amato dai suoi nuovi tifosi. I romanisti sono capaci di affetti sinceri, consegniamo loro la Joya, che ne abbiano cura.

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