Mourinho, compleanno special: il dono è la Roma in Champions

Il tecnico portoghese compie 60 anni: ha conquistato la Capitale con il suo carisma e il Brasile insiste per affidargli la Seleçao
Mourinho, compleanno special: il dono è la Roma in Champions© Getty Images

Oggi José Mourinho spegne 60 candeline, poco più di due per ogni trofeo conquistato in carriera (26 in totale). Compleanno nella Città Eterna, dov’è stato adottato da una delle tifoserie più calde e speciali d’Italia. Per i sostenitori romanisti, sin dal suo sbarco nella Capitale il 2 luglio 2021, è diventato subito il X Re di Roma, dopo i 7 convenzionali, il brasiliano Falcão e, naturalmente, l’idolo Totti. E fra i tanti striscioni apparsi all’aeroporto di Ciampino ce n’era uno sensazionale, indimenticabile: HabeMOUs Papam! Un amore viscerale e sviscerato. Che lui ha ripagato nel modo più esaltante per la piazza: ha riportato al primo colpo una Coppa europea organizzata dall’Uefa nella bacheca giallorossa dopo un digiuno internazionale che durava da 61 anni (la Coppa delle Fiere). D’accordo, la Conference League era alla prima edizione, non è certo la Champions (Mou ne ha vinte due: una col Porto, l’altra con l’Inter) né l’Europa League (il portoghese ne ha conquistata una con il Manchester United), ma è pur sempre il terzo trofeo ufficiale d’Europa a livello di club. In fondo, nessuno ha storto la bocca quando nel 2019 il Portogallo vinse la prima edizione della Nations League...

Con la Roma obiettivo Champions

 Adesso i tifosi della “Magica” sognano di centrare la qualificazione alla prossima Champions League. Del resto la classifica della Serie A autorizza qualsiasi aspirazione visto che la Roma è terza alla pari con Lazio e Inter, staccata di una sola lunghezza dal Milan secondo. E per domenica al “Maradona” c’è già il guanto di sfida lanciato al Napoli capolista. Di chi il merito di tutto ciò, rinascita di Dybala compresa? Naturalmente dello “Special One”, erede in versione Terzo Millennio di un altro grande allenatore straniero che infiammò la Roma per un quinquennio portando a casa una Coppa Italia e un Trofeo Anglo-Italiano (non gestito dall’Uefa riguardando solo due nazioni): il “Mago” HelenioHerrera, già plurivincitore di Coppe Campioni e Intercontinentali con l’Inter. E come “HH1” anche lo stratega lusitano ha sempre amato affiggere davanti alla porta dello spogliatoio frasi motivazionali per caricare i ragazzi.

Mourinho, super affabulatore

Una parte dei tifosi avversari pensa, erroneamente, che José detto “Zé” sia un personaggio scorbutico, antipatico, montato, arrogante. Niente di più falso. Chi scrive ha avuto modo di conoscerlo personalmente sin dagli inizi della sua brillante carriera di tecnico (diplomatosi all’Isef e conseguito il patentino Uefa, ha cominciato come interprete-assistente di Bobby Robson prima allo Sporting Lisbona e poi al Barça). E vi possiamo confermare al 100% che l’uomo di Setúbal è uno dei migliori allenatori al mondo anche sotto il profilo comunicativo, motivazionale e persuasivo. Un grande affabulatore, un “mental coach” dotato di enorme carisma, uno che ti conquista prima ancora di vederlo all’opera. Quando è ospitedi una manifestazione, ma anche a una semplice cena fra amici, è lui il dominatore assoluto della serata.

Mourinho e le frasi: "Dopo Dio, io..."

Un autentico mattatore. Ha due occhi magnetici, esprime concetti sempre all’avanguardia, innovativi, detesta le banalità, conversa fluentemente in sei lingue (portoghese, spagnolo, italiano, inglese, francese e persino il catalano, lingua romanza parlata da quasi otto milioni di persone, anche in parte della Sardegna). Sa perfettamente quando adottare atteggiamenti ieratici o altri alla mano, semplici, ma che ti arrivano al cuore in entrambi i casi. Innamorato della battuta, in questo senso paragonabile un po’ a Platini, sovente non riesci a capire se i suoi geniali“colpi” dialettici siano seri o faceti. Talvolta più seri, talaltra meno. È una delle sue prerogative, uno dei suoi giochi mentali... E non ha paura neppure a paragonarsi a personaggi unici in varie sfere della dimensione umana tanto che in una sua celebre affermazione disse: «Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions League, Dio e, dopo Dio, io... »

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Manette, dita, orecchio: i gesti celebri di Mourinho

Celeberrimi anche i suoi gesti polemici. Plateali, forti, diretti, anche provocatori: mai offensivi però. A dimostrazione della capacità di sfruttare la gestualità per veicolare i suoi messaggi. Chi non ricorda i polsi incrociati e alzati, a mo’ di manette, rivolti per protesta all’arbitro Tagliavento (due nerazzurri espulsi) durante Inter-Sampdoria del 2010, anno del suo Triplete nerazzurro? E poi le tre dita, proprio a ricordare il tris interista, furono la sua risposta ai tifosi della Juve che lo avevano bersagliato in occasione della doppia sfida di Champions contro il Manchester United nel 2018. Idem al ritorno quando Mou, espugnato l’Allianz Stadium, si portò la mano all’orecchio “vendicandosi” dei fischi e degli insulti ricevuti per tutta la partita. Ma anche la mimica del binocolo all’arbitro di Real Madrid-Borussia Dortmund, prima dell’avvento del Var, reo di essere troppo lontano dall’azione...

Mourinho come Gesù e i discepoli

E non c’è da sorprendersi se ogni suo atto diventi virale. Ieri pomeriggio l’ennesima conferma: il tecnico romanista, dopo l’allenamento al “Bernardini”, è andato al “Tre Fontane” per seguire la Primavera. Con lui, sugli spalti, anche gli ex Primavera oggi fissi in prima squadra. Volpato, Bove, Tahirovic, Zalewski e Boer: tutti a pendere dalle sue labbra e ad ascoltare la parola del mister, con ampio spazio anche alle risate... Insomma, come Gesù con i suoi discepoli...

E il Brasile insiste

Come noto “Zé” ha firmato per la Roma un contratto fino al 30 giugno 2024 da 7 milioni di euro netti all’anno più bonus, ma attenzione perché la “Seleção” brasiliana non ha ancora perso la speranza di ingaggiarlo a giugno...

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Oggi José Mourinho spegne 60 candeline, poco più di due per ogni trofeo conquistato in carriera (26 in totale). Compleanno nella Città Eterna, dov’è stato adottato da una delle tifoserie più calde e speciali d’Italia. Per i sostenitori romanisti, sin dal suo sbarco nella Capitale il 2 luglio 2021, è diventato subito il X Re di Roma, dopo i 7 convenzionali, il brasiliano Falcão e, naturalmente, l’idolo Totti. E fra i tanti striscioni apparsi all’aeroporto di Ciampino ce n’era uno sensazionale, indimenticabile: HabeMOUs Papam! Un amore viscerale e sviscerato. Che lui ha ripagato nel modo più esaltante per la piazza: ha riportato al primo colpo una Coppa europea organizzata dall’Uefa nella bacheca giallorossa dopo un digiuno internazionale che durava da 61 anni (la Coppa delle Fiere). D’accordo, la Conference League era alla prima edizione, non è certo la Champions (Mou ne ha vinte due: una col Porto, l’altra con l’Inter) né l’Europa League (il portoghese ne ha conquistata una con il Manchester United), ma è pur sempre il terzo trofeo ufficiale d’Europa a livello di club. In fondo, nessuno ha storto la bocca quando nel 2019 il Portogallo vinse la prima edizione della Nations League...

Con la Roma obiettivo Champions

 Adesso i tifosi della “Magica” sognano di centrare la qualificazione alla prossima Champions League. Del resto la classifica della Serie A autorizza qualsiasi aspirazione visto che la Roma è terza alla pari con Lazio e Inter, staccata di una sola lunghezza dal Milan secondo. E per domenica al “Maradona” c’è già il guanto di sfida lanciato al Napoli capolista. Di chi il merito di tutto ciò, rinascita di Dybala compresa? Naturalmente dello “Special One”, erede in versione Terzo Millennio di un altro grande allenatore straniero che infiammò la Roma per un quinquennio portando a casa una Coppa Italia e un Trofeo Anglo-Italiano (non gestito dall’Uefa riguardando solo due nazioni): il “Mago” HelenioHerrera, già plurivincitore di Coppe Campioni e Intercontinentali con l’Inter. E come “HH1” anche lo stratega lusitano ha sempre amato affiggere davanti alla porta dello spogliatoio frasi motivazionali per caricare i ragazzi.

Mourinho, super affabulatore

Una parte dei tifosi avversari pensa, erroneamente, che José detto “Zé” sia un personaggio scorbutico, antipatico, montato, arrogante. Niente di più falso. Chi scrive ha avuto modo di conoscerlo personalmente sin dagli inizi della sua brillante carriera di tecnico (diplomatosi all’Isef e conseguito il patentino Uefa, ha cominciato come interprete-assistente di Bobby Robson prima allo Sporting Lisbona e poi al Barça). E vi possiamo confermare al 100% che l’uomo di Setúbal è uno dei migliori allenatori al mondo anche sotto il profilo comunicativo, motivazionale e persuasivo. Un grande affabulatore, un “mental coach” dotato di enorme carisma, uno che ti conquista prima ancora di vederlo all’opera. Quando è ospitedi una manifestazione, ma anche a una semplice cena fra amici, è lui il dominatore assoluto della serata.

Mourinho e le frasi: "Dopo Dio, io..."

Un autentico mattatore. Ha due occhi magnetici, esprime concetti sempre all’avanguardia, innovativi, detesta le banalità, conversa fluentemente in sei lingue (portoghese, spagnolo, italiano, inglese, francese e persino il catalano, lingua romanza parlata da quasi otto milioni di persone, anche in parte della Sardegna). Sa perfettamente quando adottare atteggiamenti ieratici o altri alla mano, semplici, ma che ti arrivano al cuore in entrambi i casi. Innamorato della battuta, in questo senso paragonabile un po’ a Platini, sovente non riesci a capire se i suoi geniali“colpi” dialettici siano seri o faceti. Talvolta più seri, talaltra meno. È una delle sue prerogative, uno dei suoi giochi mentali... E non ha paura neppure a paragonarsi a personaggi unici in varie sfere della dimensione umana tanto che in una sua celebre affermazione disse: «Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions League, Dio e, dopo Dio, io... »

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