
C'è un ragazzo di 73 anni che sta facendo cose egregie con la sua Roma che guida per la terza volta da due mesi e mezzo. Era il 14 novembre scorso, quando, quarto allenatore in un anno chiamato a sedersi su una panchina bollente, Claudio Ranieri ha trovato una squadra in piena crisi di gioco e di risultati, risucchiata verso la zona bassa della classifica dai soli 13 punti totalizzati nelle prime 12 partite di campionato e indebolita dal rapporto lacerato fra la proprietà e la tifoseria, nonché fra la tifoseria e alcuni giocatori. Due mesi e mezzo dopo, la Roma è nona in campionato (18 punti nelle ultime 10 giornate); è entrata nei quarti di Coppa Italia (il Milan l'aspetta a San Siro il 5 febbraio); affronterà il Porto nei playoff di Europa League per il passaggio agli ottavi di finale.
Sir Claudio, il Semplificatore
Tutto questo non sarebbe stato possibile se a guidare la squadra non ci fosse stato Sir Claudio. In Inghilterra lo chiamavano the Tinkerman, l'Aggiustatore; nella capitale è diventato il Semplificatore perché il calcio è un gioco semplice, molto più semplice di chi ne blatera con fumose dissertazioni e orripilanti attentati alla lingua italiana (catene di destra e sinistra, braccetti, terzo uomo, castello, quinti di destra e di sinistra, blocco basso e via vianciando). Ranieri no. Ranieri parla chiaro sempre; rispetta le caratteristiche dei giocatori; non piazza un centrocampista a fare il terzino e non chiede a un attaccante di fare il mediano; non fa confusione cambiando tutte le volte formazione, ma operando i cambi giusti nel momento giusto a partita in corso, come gli riuscì benissimo anche l'anno scorso a Cagliari, guadagnando una memorabile salvezza. Ranieri non discetta di costruzione dal basso, vuole che il portiere faccia il portiere; se ha a disposizione un campione del mondo di classe purissima, lo lascia libero di giocare come si conviene a un campione del mondo; se nei suoi ranghi dispone di un veterano ex campione del mondo, lo manda in campo sempre perché, quando Ranieri non allenava la Roma, non si capacitava della sua sistematica esclusione. "Se la Roma chiama, io dico sì". Benedetto quel giorno che l'ha detto.