Vialli e una finale particolare: "Uomo che c**a, non muore mai"

L'ex centravanti della Sampdoria, nel corso di una diretta Facebook, ha raccontato un episodio risalente alla finale di Coppa Italia del 1988
Vialli: capo delegazione della Nazionale italiana© LAPRESSE

TORINO - Gianluca Vialli, durante la diretta Facebook di AISL ONLUS, ha raccontato un aneddoto molto particolare risalente alla finale di Coppa Italia giocata nel 1988 e vinta poi dalla Sampdoria grazie a un gol ai supplementari di Fausto Salsano. Vialli era allora il centravanti di una Samp che si apprestava a cominciare un ciclo magnifico che l'avrebbe poi portata a vincere anche lo Scudetto nel 1991. A Torino si gioca la gara di ritorno di Coppa Italia. All'andata la squadra Boskov s'era imposta 2-0, ma è sotto con lo stesso risultato. Vialli non incide, anche a causa di un forte mal di pancia.

Vialli: "Quella finale con i dolori alla pancia"

Il racconto, esilarante, avviene in diretta social, con Massimo Mauro, Pep Guardiola, Ilaria D'Amico, Michele Mainardi e Andrea Marchesi in collegamento: "Faceva freddo, pioveva, si vede io avevo anche mangiato qualcosa che non andava - spiega Vialli - ma una volta rientrati in campo dopo l'intervallo mi prende un mal di pancia fortissimo, non so come ma riesco a continuare fino al 90', solo che eravamo 2-0, come all'andata, ma stavolta per il Toro e quindi c'erano da giocare i supplementari". Un incubo per chi ha evidente necessità di una toilette: "Vado dall'arbitro Agnolin e gli chiedo se era possibile avere cinque minuti per andare in bagno. Al che lui mi risponde: 'Dai vai, cinque minuti te li do'. Vado, scappo con il magazziniere che mi accompagna".

La massima di Vialli: "Uomo che c**a, non muore mai"

Ma c'è un problema, gli spogliatoi sono lontanissimi: "Allo stadio di Torino c'era un passaggio che portava sotto e poi un tunnel di cento metri prima di arrivare agli spogliatoi, finalmente arrivo in bagno, ma non mi sentivo bene, c'erano due compagni infortunati che erano Luca Pellegrini e Hans Briegel, mi incitano, dicono che hanno bisogno di me, allora do un'ultima botta (ride ndr) e scappo fuori". Si ripresenta il problema della distanza tra campo e spogliatoio: "Il magazziniere mi fa passare dal parcheggio e poi dalla tribuna per scendere in campo, scivolo su uno scalino, vicino a un anziano tifoso del Toro che mi guarda e in dialetto mi dice che cosa diavolo ci facessi lì. Alla fine riesco a tornare in campo e Agnolin mi si avvicina: 'L'hai fatta tutta? Possiamo ricominciare?'. Gli dico di sì e ripartiamo con la partita". La storia, sostiene Vialli, ha una sua morale: "Quindi questo conferma che uomo che c**a, non muore mai. Nel senso che c'è speranza, fino alla fine"

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