Cessione della Samp: Al Thani è un rebus

Di Silvio e il mistero del versamento di 40 milioni, mentre altri gruppi completano le due diligence
Cessione della Samp: Al Thani è un rebus© Getty Images

GENOVA - La Sampdoria è davvero vicina alla cessione? Marco Lanna - da presidente dei blucerchiati e da ex difensore - non va certo all’attacco: «Non voglio parlare di cessione. In questo momento la concentrazione e il focus deve restare sulla partita di campionato di domenica con il Monza. Le voci girano, purtroppo ci sono e ci saranno. Ma in questo momento mi interessano relativamente. Quando ci sarà qualcosa di concreto, vedremo. Non so se ci sia già adesso qualcosa di concreto perché non dirigiamo noi l’operazione. La cosa importante è la partita col Monza. Il resto lo vedremo». Lanna, a margine della presentazione delle maglie per la stagione doriana del calcetto, preferisce dribblare le domande sul futuro societario del club. Però i rumors delle ultime ore sono sempre più forti rispetto ai contatti che proseguono tra Franco Di Silvio, imprenditore cinematografico che si è fatto avanti ormai da mesi per conto di Khalid Faleh Al Thani, rappresentante della famiglia regnante del Qatar, in una cordata che coinvolgerebbe anche gli ex scudettati doriani Ivano Bonetti e Gianluca Vialli (quest’ultimo in verità non ha mai confermato né smentito la cosa, dopo il mancato accordo con Ferrero nel 2019 per acquistare il club). Per ora almeno a livello ufficiale arriva la smentita, da ambienti vicini alla Sampdoria, che il gruppo Di Silvio abbia versato la prima tranche dei 40 milioni destinati a chiudere la partita al Tribunale di Roma rispetto ai concordati delle società di Massimo Ferrero a rischio fallimento (la Samp com’è noto è legata a un trust con Eleven Finance e Farvem) anche se, in un clima caldo e sempre più caotico, da altri ambienti arrivano segnali di una possibile accelerata nell’operazione. «Stiamo lavorando, non posso dire nulla», si limita a far sapere lo stesso Di Silvio che da Cuba ha più volte sottolineato negli ultimi giorni la volontà di chiudere l’affare e favorire dunque il passaggio di proprietà della Sampdoria dalla famiglia Ferrero ad Al Thani.

Samp, due diligence completata da tre soggetti

Il ruolo di Di Silvio

Il ruolo di Di Silvio ad oggi è quello dell’intermediario e per ora non viene confermato (ma su quello poi ci sarà tempo) un suo coinvolgimento diretto nella Sampdoria che verrà, nel caso in cui tutte le pedine vadano davvero a dama. I tempi tecnici restano abbastanza lunghi visto che si tratta di transazioni da una banca del Qatar a una banca italiana indicata dal Tribunale di Roma ma al momento, giusto sottolinearlo, lo stesso trustee Gianluca Vidal, il commercialista di Mestre chiamato a trovare ormai da quasi un anno un compratore affidabile, continua a ripetere che non è ancora arrivata la documentazione bancaria, con le relative garanzie, per ritenere credibile sino in fondo l’offerta di 40 milioni arrivata dallo stesso gruppo Di Silvio nei giorni scorsi e che per ora Vidal non considera ancora un’offerta vincolante. In buona sostanza la cronaca resta quella di una fase di attesa, tra le legittime speranze di rinascita della piazza e gli immancabili punti interrogativi. Per il momento peraltro il gruppo Di Silvio/Al Thani non ha mai avuto accesso alla due diligence, mentre altri tre gruppi - due società statunitensi (una dovrebbe essere la spac del gruppo Pacific di Miami) e una ancora legata al Qatar - avrebbero già chiuso la stessa due diligence e dunque sulla carta potrebbero addirittura essere in vantaggio per la corsa alla Sampdoria. E all’orizzonte ci sarebbe anche un quarto gruppo pronto a entrare in data room. Tutto vero sul piano squisitamente teorico visto che nel corso degli ultimi mesi molti gruppi si sono affacciati per poi tirarsi indietro sul più bello: il precedente più clamoroso quello degli americani del fondo Cerberus. «Le questioni relative alla cessione dovete chiederle a Vidal o a Banca Lazard, sono loro che gestiscono queste cose. Io non sapevo nemmeno che ci fossero tre soggetti che avessero terminato le operazioni di due diligence dopo aver fatto accesso alla data room», precisa Lanna.

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