Boglione: «Io, juventino: ma credo fortemente nel Toro»

Presidente di BasicNet e sponsor del Toro con Kappa: «Da torinese dico che è fondamentale avere la squadra di Ventura in alto»
Boglione: «Io, juventino: ma credo fortemente nel Toro»


TORINO - Marco Boglione, lei è stato il primo a “scommettere” sul Toro.

«Sì, concordo: è proprio così. Il rapporto con il Torino è ormai consolidato da anni, siamo già al terzo rinnovo di sponsorizzazione. Quando noi, come gruppo, effettuiamo questo tipo di scelta guardiamo con attenzione all’imprenditore. E io conosco Urbano Cairo da una vita, da quando eravamo ragazzi. Come Kappa, volevamo affiancarci a Cairo fin dalla sua prima stagione di presidenza nel Torino, ma non era stato possibile. Siamo entrati qualche anno dopo, ma si può dire che ci abbiamo sempre creduto».

E a maggior ragione ci crederà adesso, che il Torino punta ai piani alti della serie A?

«Certamente. Però sono sempre stato convinto della scelta anche nei momenti più difficili, anche quando il Torino faceva fatica ed era in serie B».

Cosa l’ha convinta?

«Ripeto: la forza del progetto e la serietà di Cairo. Non ho mai avuto dubbi. Ha commesso degli errori in passato, come capita a chiunque decida di investire, specialmente nell’universo calcistico. Ma il Torino si sta rivelando come una società seria e competente: sta raccogliendo quello che ha seminato, ciò che ha costruito con il lavoro e la progettazione. Lo stesso Cairo aveva detto, quando aveva preso il club, che ci sarebbero voluti dieci anni per giudicare. E così è stato».

E’ una tempistica normale per le aziende?

«Ogni impresa necessita di tempo per ottenere risultati. Il Torino ha avuto bisogno di dieci anni, che è una tempistica normale, adeguata. L’importante è avere passione e pazienza. E Cairo ha entrambe le qualità. Tempo, competenza e perseveranza: sono tre ingredienti che non devono mai mancare».

Da torinese, quanto è importante avere il Toro in alto?

«Ah, tantissimo. E’ un grande orgoglio. E lo dico da juventino... Il Torino permette di muovere l’economia: non solo calcio, ma anche intrattenimento e comunicazione. Dispiaceva a tutti quando il Torino non era Toro: i risultati buoni che sta ottenendo in questa stagione, al di là di qualche sconfitta che può capitare, aiutano a muovere soldi, interessi, promozione pure locale. E i tifosi sono contenti».

Da juventino, avere il Torino davanti in classifica che effetto fa?

«La classifica è un elastico che si allunga e si accorcia, specialmente in questa fase del campionato. La posizione sarà significativa più avanti. La Juventus affronta un nuovo ciclo, il Torino invece, pur avendo cambiato e rinforzato l’organico, ha una struttura consolidata».

Il derby?

«Sarà un gran bel derby, è ciò che mi aspetto. E avere un campionato con le squadre torinesi competitive è un bene per il nostro calcio».

I risultati granata hanno condizionato in positivo anche il mercato del suo marchio?

«Non in maniera considerevole, ma abbiamo notato dei cambiamenti di pari passo con la crescita della squadra. Per la verità, il Torino dispone di una clientela fedele che non ha mai mollato, nemmeno nei periodi non brillantissimi. E’ una tifoseria straordinariamente appassionata. Segnali di vendite più vivaci ci sono. E poi con la terza maglia abbiamo avuto un boom notevole: davvero un grande successo».

Di chi è stata la trovata della maglia con i nomi di grandi granata a comporre un toro rampante?

«E’ stata un’idea vincente di un ragazzo che lavora con noi ed è anche tifoso del Toro. Poi ne abbiamo parlato con il Torino e abbiamo sviluppato il progetto. Il club ha apprezzato. Come in tutte le cose, serve anche un pizzico di fortuna: non sempre le idee brillanti sono anche di successo. In questo caso invece il pubblico ha gradito. La terza maglia è andata subito esaurita. Noi ci puntavamo molto, però di solito  non è prevedibile una grande vendita su quel tipo di prodotto. Invece è andata sold out immediatamente. Ora ci siamo attrezzati e si trova negli store e anche online».

Il Toro esporta anche un’immagine positiva all’estero?

«Il Toro ha una grandissima tradizione e si sta ricollocando nella prima fascia pure a livello internazionale. E’ accostabile per certi versi al Manchester City. Poi porta il marchio della nostra città ovunque. E’ chiaro che non può avere il peso o il fatturato dei top club, come succede per esempio confrontando Kappa con Nike. Ci possiamo avvicinare, ma la distanza resta».

L’intesa con il Toro andrà avanti?

«Abbiamo ancora altri anni di contratto, lavoriamo come se non dovesse finire mai... Ci troviamo bene, mi auguro che si possa proseguire ancora per molto tempo. L’intesa con la società è ottima: i manager di Cairo sono molto preparati e vicini alla realtà economica torinese. Il lavoro di squadra per la terza maglia è la dimostrazione».

Ci sono aspetti del calcio italiano che non le piacciono e andrebbero cambiati?

«Ritengo che il mondo del calcio italiano sia complessivamente una buona realtà. E’ altrettanto vero che l’Italia potrebbe fare di più anche nei confronti del mondo del calcio. I risultati comunque arrivano sia a livello di club sia a livello di federazione».

Che campionato si aspetta dal Torino?

«Dal Toro mi aspetto quello che si è visto finora: una formazione ben organizzata, in crescita».

Dalla Juve?

«Di viaggiare ai livelli che le competono».

E in generale?

«Vedo una straordinario equilibrio. Mi aspetto una serie A come se fosse la Moto Gp, cioè con tanti sorpassi. Non dico infatti Formula 1: lì conta l’elettronica e la posizione in qualifica. Invece nelle moto tutto è possibile o quasi: questo renderebbe il nostro campionato ancora più frizzante».

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