Le profezie di Lucarelli: «Il Toro in Europa»

L’ex bomber granata: «Sogno di guidare il Toro, un giorno. Tifo da lontano: spero di essere davanti alla Juve anche a maggio»
Le profezie di Lucarelli: «Il Toro in Europa»

TORINO - «Sono passati 14 anni, ma mi sembra ieri. E davvero non è un modo di dire. Fu una serata da Toro, in tutto e per tutto. Uno a zero sul Milan, vittoria per noi con un mio gol. Asta osannato perché aveva recuperato in modo incredibile un pallone che sembrava perso, e da quel salvataggio miracoloso era nata la rete. Insieme con una deviazione maldestra di Delli Carri. Che poi prendemmo in giro per tutto l’anno. Lui diceva che era stato un assist voluto per me... Quindi Inzaghi sbagliò un rigore a due minuti dalla fine... sembrava già lo juventino Salas... Ricordo tutto benissimo. Anche perché il Toro è nel mio cuore. E allora i ricordi li proteggo due volte».

A dirla tutta, Cristiano Lucarelli, ancor oggi si ricorderà bene di quella partita anche Terim, visto che poi fu esonerato dal Milan. E tra una settimana c’è di nuovo un Toro-Milan con l’allenatore del Diavolo all’inferno. Mihajlovic rischia.
«Tiferò Toro, ci mancherebbe, ma spero per Sinisa che abbia ancora tempo. Insomma, mi pare presto perché si possa già chiudere la sua esperienza. Certo, a Torino non lo aspetta un appuntamento facile».

Visto che siamo in argomento: che idea si è fatto della crisi dei rossoneri?
«Ma, direi che viene da lontano. Mentre il Toro è il prodotto di un consolidamento negli anni, di continuità, di un lavoro intelligente, al Milan mi pare che da troppe stagioni la squadra sia stata assemblata con scarsa coerenza, raccattando prestiti non di livello. Quest’anno la società ha invece speso tanto, tantissimo. Ma dopo anni di mercati sbagliati, in cui il Milan ha più che altro vivacchiato, con continue girandole di giocatori... Insomma, è dura ricostruire all’improvviso, ci vuole tempo».

Diceva del Toro: l’opposto.
«L’opposto, sì. Da anni è in crescita, la qualità è il primo valore. Con la continuità. Societaria, tecnica. E allora sì che costruisci qualcosa, che poni le basi per dei progressi veri. E poi, con quel signore lì in panchina...»

Ventura.
«Ventura è un maestro. Per me in questo momento è uno dei migliori allenatori italiani, con Sarri. Lo stimo tantissimo, Ventura. Mi sorprendeva già quando giocavo ancora, fin dall’inizio. Per dire: metà anni Novanta, a Lecce. Ventura faceva già una sorta di tiki-taka, alla sua maniera. Ben prima di Guardiola. Me lo ricordo bene, anche se non era stato un mio allenatore. Ma in quel Lecce i difensori dovevano impostare l’azione con una ragnatela di passaggi, la squadra saliva armonicamente, in Italia era una mezza rivoluzione. E’ sempre stato nel futuro, Ventura. Difatti io lo seguo con grande attenzione. Studio i suoi metodi, mi ispiro a lui per allenare il mio Tuttocuoio, in Lega Pro. Difatti utilizzo il 3-5-2, che alterno col 4-3-3».

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