Crisi Torino, Quagliarella a secco da 50 giorni

L’attacco fa fatica a concretizzare e la difesa non è più solida come l’anno scorso: Ventura deve inventarsi qualcosa

TORINO - La crisi granata è stata spesso associata alla perdita di affidabilità difensiva. È innegabile che, rispetto allo scorso torneo, il numero di reti incassate è salito. Come però erano salite anche quelle segnate. Proprio la partita di ieri, tuttavia, aiuta a spostare sensibilmente il mirino, per centrare meglio quali sono i reali problemi granata. Contro l’Inter, in effetti, la squadra di Ventura ha concesso quasi nulla, subendo gol su palla inattiva: complicità, certo, ma nell’arco di una partita contro la prima in classifica, resta nella normalità delle cose.

Ciò che sta invece contribuendo in modo determinante, benché meno evidente, al crollo in classifica è l’improduttività offensiva. Coincisa, guarda caso, con il calo di Quagliarella: a segno 4 volte nelle prime 4 giornate, dal 20 settembre (doppietta alla Samp), l’attaccante si è inceppato. Da allora, il Toro ha vinto ancora una volta e poi non più. Ovviamente, non gettiamo la croce addosso al buon Fabio, il quale rappresenta però la fotografia di una insoddisfacente fase offensiva della squadra. Il Torino è l’opposto dell’Inter: se quest’ultima raccoglie spesso il massimo con il minimo, capitalizzando al meglio gli errori avversari più che le proprie qualità d’attacco, la formazione piemontese deve spesso portare palloni su palloni dalle parti dell’area avversaria, per creare pericoli.

È un limite costante dell’ultimo triennio: il Toro crea una notevole mole di gioco, poi sovente spreca tutto all’atto dell’ultimo passaggio, del cross. Finché gli attaccanti hanno avuto capacità, freddezza e fortuna per sfruttare quel che passava il convento, tutto è filato liscio; ma appena si è profilato un loro calo di forma, ecco che il rendimento di squadra è scemato. In questo momento, insomma, manca equilibrio: il Torino spesso non riesce a proteggere a sufficienza la difesa, ma non controbilancia abbastanza il rischio con una maggiore pericolosità. E quando ci riesce, come in parte ieri, ecco rilucere la scarsa precisione e cattiveria sottoporta dell’attacco. L’insieme chiama Ventura a cavare dalla propria esperienza le soluzioni per riequilibrare l’assetto. Magari sollecitando maggiormente la profondità dell’organico, infortuni a parte. Uscendo dal seminato (com’è stato il Gaston Silva a destra per cause di forza maggiore). Rilucidando la forma, la precisione e la cattiveria degli attaccanti. A partire proprio da Quagliarella.

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