Torino, Ventura dà la scossa: «A Milano come contro il Bilbao»

Il tecnico granata chiarisce anche la sua posizione su una possibile chiamata in Nazionale: «Sto bene qui, ma non si può dire no all’azzurro»
Torino, Ventura pensa al Milan: «Voglio una squadra che lotta»

TORINO - Giampiero Ventura cambia strada e torna a parlare alla vigilia delle partite dopo una lunghissima assenza. Non lo fa per scaramanzia ma perché ne sentiva la necessità. Per quasi 50 minuti affronta tutti i temi.

RIECCOCI - «Ritorno a parlare per comunicare con la gente, l’obiettivo è cercare di spiegare quello che stiamo facendo qui al Toro».

RIVOLUZIONE - «Sono quattro anni e mezzo che sono qui al Toro. C’era depressione, poche aspettative. Non c’era futuro, non c’era settore giovanile, non c’erano giocatori di proprietà. Ora la prospettiva è ribaltata: i giocatori sono quasi tutti di proprietà, la Primavera ha vinto lo scudetto e sta tornando anche il Filadelfia. In più abbiamo preso questa estate giovani italiani che sapranno ritagliarsi un futuro importante con il tempo».

OBIETTIVO EUROPA - «Quella attuale non è la posizione del Torino, il nostro obiettivo non è solo stablizzarci sulla parte sinistra della classifica, ma stabilizzarci nella lotta per l’Europa e riuscire a entrarci. Pensare di vincere lo scudetto sarebbe farneticante, ma ripeto, noi dobbiamo giocare per entrare ogni anno in Europa. Il fatto è che noi lo facciamo con un bilancio sano, forse il migliore e allora è chiaro che la programmazione richiede tempi diversi da altre situazioni. Oggi vedo tante società che spendono 14 milioni per giocatori come Eder che ha 29 anni e non ti permette di fare plusvalenza. Le stesse società che hanno disavanzi enormi a bilancio. E’ chiaro che così prendi subito un giocatore già pronto per darti il massimo del suo potenziale. Non è questo il progetto del Toro. Noi puntiamo su giovani che nei prossimi anni faranno divertire il pubblico e magari arricchire Cairo. Ma per fare questo ci vuole tempo e pazienza. Io qui non faccio solo l’allenatore ma cerco anche di formare i giocatori più giovani».

CHIAMATA AZZURRA - «Dite che Conte se ne va e io potrei andare in Nazionale? Ultimamente diciamo che avverto una spinta forte perche io lasci il Torino. Ho un contratto sino al 2018 ma se dovesse capitare un’occasione per risolvere la questione si potrebbe risolvere. Quale allenatore italiano rifiuterebbe la Nazionale? Nessuno, l'azzurro sarebbe il coronamento di una carriera per tutti coloro che fanno il mio mestiere». 

RIECCO BILBAO - «Milan-Torino? Molti di noi sono gli stessi dello scorso anno. A Bilbao siamo scesi in campo con la convinzione di vincere. Vorrei che ci fosse questo, la stessa mentalità, con quella spensieratezza e convinzione che ci faceva pensare di scendere al San Mames e vincere o andare al Meazza e battere l’Inter. Dobbiamo ritrovare la stessa spensieratezza delle prime di campionato, quando abbiamo rimontato col Pescara, il Frosinone e la Fiorentina. L’inizio di campionato ha creato grandi aspettative. E magari qualcuno ha pensato che fosse addirittura facile. Invece ora, come Baselli ad esempio, si confronta con un momento difficile e accetta serenamente il confronto. Ma è destinato a diventare un giocatore straordinario e Benassi, lo ripeto, andrà in Nazionale».

FUTURO GREEN - «Se nel finale di campionato ci sarà più spazio per i giovani? Sì, la parte finale sarà soprattutto la loro, parlo di gente come Jansson, Gaston Silva e Martinez che hanno saputo aspettare con pazienza.Hanno bisogno di giocare e ne abbiamo bisogno anche noi come società. Il futuro è dalla loro parte e io stesso sono in debito con loro. Presto arriverà il loro momento e quando riusciranno ad essere protagonisti non torneranno più in panchina».

IL VALORE DI PERES - «Non esiste un giocatore del Torino che non possa dare di più e questo vale anche per Bruno. Lo scorso anno ha fatto un gran gol contro la Juve e poi si è perso per due mesi perché non era in grado di sopportare tutti quegli elogi. Ora è più maturo e lotta disperatamente per tornare ad essere un giocatore da top big quale può diventare ed essere».

LO SPARTIACQUE - «Noi segnati dal derby di Coppa Italia perso malamente? Direi di sì. Arrivavamo da un filotto positivo e poi ci siamo smarriti, perdendo anche parte del rapporto con il tifo».

IMMOBILE E BELOTTI - «Ciro sta cercando di tornare quello che avevamo scoperto noi, ma non solo lavora per diventare ancora piú grande e sta facendo molto ma può dare ancora di più. Non era più abituato a un certo tipo di contributo, ha dovuto resettare il modo di giocare usato all’estero. Belotti ci darà grosse soddisfazioni in futuro. Vedrete».

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