TORINO - Un centinaio di giorni dopo il Toro ritrova il suo incubo, o la sua salvezza. Brutta bestia, il derby. Un mostro sacro, che ti divora o di cui puoi cibarti, per esorcizzare l’inferno e toccare le stelle. E, per i tifosi del Toro, pure l’essenziale del Piccolo Principe. Brutta bestia, il derby, anche se dopo 20 anni i granata erano riusciti a vincerne uno, 329 giorni fa. Era il 26 aprile 2015 quando il Toro entrava in campo sereno e ne usciva felice, battendo 2 a 1 la Juve. Era il 31 ottobre quando il Toro entrava in campo felice, posizionato com’era davanti alla Juve in classifica, e ne usciva bastonato nel morale e nel corpo, per via di quel gol di Cuadrado al 94’. Ed era, infine, il 16 dicembre, 95 giorni fa, quando in Coppa Italia il Toro entrava in campo fragile, perché una prima crisi di risultati si era già dipanata, e ne usciva a pezzi, svergognato: 4 a 0, senza giocare. Tutto e il contrario di tutto, in tre flash. Adesso, al quarto giro di giostra in meno di 12 mesi, il momento più duro e delicato comincia a corrispondere anche a un passaggio decisivo.
Ed è lo stesso Ventura ad ammetterlo, in fondo: «Per la classifica, il derby vale di più per la Juve, che si gioca lo scudetto. Ma per tutto il resto vale di più per il Toro. Perché i nostri giocatori hanno bisogno di essere gratificati, perché hanno voglia di dare una gioia ai tifosi, perché hanno vinto solo due gare negli ultimi mesi, e anche per quello che è successo negli ultimi 5 derby. Stavolta il risultato conta più della prestazione». Con l’aggiunta: «Ci metteremo umiltà e determinazione. Voglio vedere il cuore granata. Mi auguro per il bene del Toro che l’ambiente si sia ricompattato attorno alla squadra». Per cui, muovendo dai sentimenti («Ormai ho la fede granata»), Ventura atterra sulla sostanza: «Il record di Buffon? A me interessa che il gol arrivi. Che poi accada al primo o all’ultimo minuto, mi interessa poco. E mi interessa che sia determinante, il gol. Tutto il resto non mi riguarda. Mi interessa solo che il Toro disputi una gara importante». Riscatto, o sprofondo. Dopo due derby giocati bene (quello vinto e quello perso al 94’), «conta solo il risultato». Lo dice un allenatore che non vuole «vivere alla giornata», giustamente, e che ricorda «il lavoro gigantesco fatto in 4 anni». E che continua a invocare che «non venga buttato tutto via adesso».
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TORINO-JUVE, SALE LA TENSIONE: A FUOCO BAR RITROVO DEI TIFOSI GRANATA
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