Torino, tre partite per creare la squadra del futuro

Ventura faccia qualcosa di diverso, da Udine in poi: tanto vale sperimentare, a questo punto
Torino, tre partite per creare la squadra del futuro© LaPresse

TORINO - Udine, Napoli, Empoli. Due trasferte, e in mezzo l’ultimo impegno in casa. Per il Toro c’è un’urgenza: una necessità etico-sportiva, verrebbe da dire. Si tratta di dare un significato, un senso a questo trittico finale. Lo stesso Ventura faticava a trovarne uno, dopo la partita di domenica contro il Sassuolo. «Ci sarà l’opportunità di effettuare nuove verifiche», diceva l’allenatore. Per carità, anche questa è una strada. Ma prima di tutto occorre trovare un filo rosso. E al punto in cui è arrivato il Toro, un minimo comun denominatore può essere, paradossalmente, anche una scelta quasi rivoluzionaria. Ovvero: sparigliare le carte, persino tatticamente. Fare qualcosa di... granata, verrebbe da scrivere, ma col rischio di titillare la retorica, visto che l’ultimo Ventura, quello di quest’anno, è il tecnico meno rivoluzionario che c’è.

IN NAZIONALE COME FANNO? - Non è vero che questa rosa può utilizzare soltanto il 3-5-2. E non è neanche vero che i giocatori non potrebbero cambiare in corsa. Basti pensare a Glik e Maksimovic, per esempio. Quando giocano in nazionale, ed è successo anche di recente, si esibiscono in formazioni schierate con la difesa a 4. Che fanno, spariscono, si gettano dalla torre? No: sanno anche vincere. Il Toro ha difensori centrali ed esterni dalle caratteristiche differenti. Potrebbe anche adottare un 4-4-2, volendo. Per esempio alzando Peres a centrocampo, viste le sue qualità offensive, con alle spalle Zappacosta. Sull’altro versante, stante la lungodegenza di Avelar, nulla vieta di piazzare alto Obi, protetto da Molinaro: l’ex interista in carriera ha giocato anche sulla corsia mancina. Ma sono solo le prime ipotesi che possono venire a galla, come il 3-4-3, o il 4-3- 3. Nel momento in cui gli infortuni non gambizzano troppe scelte, questa rosa può reggere pure moduli differenti. E cambiare, nel calcio, aiuta anche a trovare stimoli inediti, oltreché fiducia, soluzioni persino inaspettate.

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