Pasquale Bruno: «Caro Ronaldo, io saprei ancora come marcarti»

L’ex difensore e il primo derby del portoghese: «Non lo mollerei un secondo. Altro che dargli due o tre metri. E mettiamola anche sul fisico: ora ce l’abbiamo»
Pasquale Bruno: «Caro Ronaldo, io saprei ancora come marcarti»

Non ha mai negato di essere stato fumantino, il ragazzo al quale poteva partire la vena tanto da far scattare una caccia allo juventino, il primo che gli sarebbe capitato tra le mani nel chiuso degli spogliatoi, dopo un derby. Ha però saputo fare leva su un carattere che qualche volta diventava caratteraccio facendosi ben volere, per quel modo verace di vivere le gare e i post partita. Pasquale Bruno, bianconero dal 1987 al 1990 (una coppa Italia e una Uefa vinte) è poi diventato granata e torinista tra il ‘90 e il ‘93 (ha alzato una coppa Italia e raggiunto la finale di Uefa persa contro l’Ajax). Interrotta la carriera da calciatore, che tra le altre esperienze lo ha potato per un biennno in Scozia nelle fila degli Hearts, Bruno ha intrapreso la strada dell’intermediario di calciatori, attività che svolge assieme alla gestione della Soccer Dream di Lecce che guida sssieme agli ex giallorossi Ernesto Chevanton e Roberto Rizzo. «Sono a New York, ma in queste ore ho il volo per Manchester: mi sto occupando di due giovani e fortissimi centravanti inglesi Under 16».

Pasquale Bruno, come si può, se si può, colmare il divario tecnico con la Juve?

«Non hanno punti deboli, bisogna partire dal fatto che adesso hanno 22 giocatori intercambiabili e fortissimi. Il Toro potrà avere le sue possibilità se avrà voglia di giocarsela, di proporsi, di sfidare i bianconeri nell’uno contro uno. Tanto è inutile pensare ai raddoppi, sono talmente bravi che se ne piazzi due in marcatura su uno arriva quello libero e ti frega. Ripeto che bisogna giocarsela, mettendoci quella forza fisica che in questa stagione il Toro possiede. La distanza tra la Juve e tutte le altre è evidente, ma quest’anno abbiamo una squadra importante sotto l’aspetto atletico. Una variabile che ha un peso, se si affrontano i bianconeri. Che possono perdere, visto che ai miei tempi capitava a una squadra come il Milan di Sacchi, una tra le migliori nella storia del calcio».

Sarà il primo derby per Cristiano Ronaldo: quanto le piacerebbe affrontare il portoghese?

«Bisognerebbe chiedere a lui, o a Messi che con il portoghese condivide la palma del giocatore più forte al mondo. Vorrei sapere da lui cosa penserebbe di un difensore che gli si appiccica addosso per tutta la partita. Altro che i due o tre metri che vengono concessi ora. I gomiti nelle costole a palla lontana, le intimidazioni o la maglia tirata erano trucchi che adottavo, poi con le telecamere ovunque il discorso è cambiato. Qualche intimidazione con le mani davanti alla bocca, comunque, le farei anche adesso, allo juventino. Dico questo nel rispetto di un giocatore che fa bene al calcio italiano. Che, ripeto una volta di più, a livello di club dovrebbe avere il coraggio di insistere maggiormente con i giovani. Come sta facendo Mancini in Nazionale».

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