Pagina 2 | Scandalo Toro-arbitri, ecco perché

TORINO - Aspettiamo il giudice sportivo, ora: perché “la tempesta perfetta” abbattutasi sul Torino non è ancora terminata. Mancano le sentenze di Mastrandrea. Vedremo la giornata odierna che cosa partorirà. A rischiare sono in due: ovviamente Zaza, espulso per proteste, e ovviamente Mazzarri (allontanato per la medesima ragione).

L’attaccante rischia 2 giornate di stop. Genoa-Torino e Torino-Milan. La partita successiva in calendario sarà il derby. Aina, anche lui espulso per proteste nella partita con il Bologna, prese invece 3 giornate. Perché, in sostanza, l’arbitro Mariani scrisse nel referto che il granata aveva usato termini intimidatori. E di «atteggiamento intimidatorio nei confronti del direttore di gara» parlò poi proprio il giudice, per motivare il carico più pesante del normale, quanto alla sanzione. Ora si tratta di aspettare le nuove sentenze del giudice, per verificare cosa diavolo avrà mai scritto il gravemente insufficiente Irrati nel suo bollettino di guerra. A quanto ci risulta, Zaza più che altro l’ha mandato a quel paese (eufemismo). Se così è anche per Irrati, le giornate di squalifica saranno 2. Nei fatti, inappellabili. Ma Irrati ha calcato la mano? Sì? No? E se sì, quanto? Vedremo.

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Poi c’è il caso Mazzarri. Riassunto dei fatti: subito dopo aver visto Irrati convalidare il gol di Pavoletti (in presa diretta annullato per fuorigioco), dopo circa 3 minuti di analisi del capo Var Banti e dell’assistente Schenone e senza che l’arbitro si recasse a sua volta a visionare il monitor, Mazzarri ha perso definitivamente le staffe. E, chiaramente, non per l’episodio in sé e per sé, ma per l’intera gestione della partita da parte di Irrati e di tutti i suoi collaboratori: in testa sempre Banti, per l’appunto, ma anche il quarto uomo (Dionisi). A quel punto, il tecnico si è sentito definitivamente colpito (e con lui tutto il Toro, naturalmente) da un insieme così palese e insopportabile di ingiustizie (sotto il metro del «due pesi e due misure ») da sbroccare come non mai. Cioè compiendo un gesto clamoroso, proprio per accendere i riflettori sulla gravità dei fatti: il più possibile. Così Mazzarri ha preso armi e bagagli, come si dice, e se n’è andato. Ha lasciato l’area tecnica, si è messo a battere le mani in direzione dei varisti, quindi ha detto: «Me ne vado da solo». E si è allontanato. Subito dopo, però, è tornato indietro: per dare due suggerimenti al volo al vice Frustalupi. Quindi è di nuovo uscito, stavolta definitivamente. Il Torino ha comunicato di aver appreso da fonte diretta, dopo la partita, che «Mazzarri è stato allontanato dall’arbitro».

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Poi c’è il caso Mazzarri. Riassunto dei fatti: subito dopo aver visto Irrati convalidare il gol di Pavoletti (in presa diretta annullato per fuorigioco), dopo circa 3 minuti di analisi del capo Var Banti e dell’assistente Schenone e senza che l’arbitro si recasse a sua volta a visionare il monitor, Mazzarri ha perso definitivamente le staffe. E, chiaramente, non per l’episodio in sé e per sé, ma per l’intera gestione della partita da parte di Irrati e di tutti i suoi collaboratori: in testa sempre Banti, per l’appunto, ma anche il quarto uomo (Dionisi). A quel punto, il tecnico si è sentito definitivamente colpito (e con lui tutto il Toro, naturalmente) da un insieme così palese e insopportabile di ingiustizie (sotto il metro del «due pesi e due misure ») da sbroccare come non mai. Cioè compiendo un gesto clamoroso, proprio per accendere i riflettori sulla gravità dei fatti: il più possibile. Così Mazzarri ha preso armi e bagagli, come si dice, e se n’è andato. Ha lasciato l’area tecnica, si è messo a battere le mani in direzione dei varisti, quindi ha detto: «Me ne vado da solo». E si è allontanato. Subito dopo, però, è tornato indietro: per dare due suggerimenti al volo al vice Frustalupi. Quindi è di nuovo uscito, stavolta definitivamente. Il Torino ha comunicato di aver appreso da fonte diretta, dopo la partita, che «Mazzarri è stato allontanato dall’arbitro».

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