Appendino: «Grande Torino simbolo del riscatto di una città»

La sindaca: «Un mito pacifico e portatore di valori da tramandare»
Appendino: «Grande Torino simbolo del riscatto di una citt໩ LAPRESSE

TORINO - Il Grande Torino è stato "un simbolo del riscatto di una città e di un intero Paese ma anche un simbolo che attraversa i tempi". La sindaca di Torino Chiara Appendino ha commemorato così, nell'Aula del Consiglio comunale, i 70 anni della tragedia di Superga e "una leggenda sportiva senza la quale Torino non sarebbe la stessa". Con il Grande Torino "lo sport ha contribuito a dare speranza, a unire tutti intorno a un obiettivo, a sentirsi di nuovo patria - ha aggiunto la prima cittadina -. È stato un mito pacifico e positivo portatore di valori che vanno tramandati e custoditi". Anche per il presidente del Consiglio Comunale Francesco Sicari, capitan Valentino Mazzola e compagni hanno rappresentato "il calcio come vorremmo immaginarlo, lo sport che unisce, il rispetto, il senso di appartenenza oltre le tifoserie e la fede calcistica. Erano lo sport come dovrebbe essere sempre"

CAIRO- "Il rimboccarsi le maniche di Mazzola a un certo punto della partita era l'immagine di quello che doveva fare l'Italia in quel momento storico. E che ha fatto. Per questo a quella squadra tutta l'Italia è legata e affezionata". Così il presidente del Torino, Urbano Cairo, alla celebrazione in Sala Rossa per i 70 anni della scomparsa del Grande Torino. Per Cairo "se 70 anni dopo siamo qui a ricordarlo in questo modo è perché non solo hanno compiuto delle imprese sportive epiche, ma perché quell'Italia, fiaccata dalla guerra, ha visto nel Grande Torino la sua rinascita". Una squadra, ha aggiunto, "che incarnava i valori di unità, forza, generosità, lealtà mantenimento della parola data. Valori che oggi è importante avere ancora di più". Per Franco Ossola, figlio dell'attaccante di quella squadra, il Grande Torino "è semplicità e umiltà. Ragazzi che mi piace ricordare come dei terapeuti che offrivano alla gente medicine preziose come la gioia, la speranza e il desiderio di riscatto". A ricordare la squadra anche Susanna Egri, figlia dell'allenatore Ernst Erbstein, "l'artefice di quella squadra - ha detto - che portò nella storia con 30 anni di anticipo il calcio moderno". 

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