Torino, Cairo nei pasticci: tutte le incogruenze

Il presidente granata non vuole sconfessarsi e spera nel miracolo. Ecco perché Mazzarri, per ora, resta
Torino, Cairo nei pasticci: tutte le incogruenze© LAPRESSE

TORINO - Nella sua forza, c’è anche la sua debolezza. Nel suo strapotere, il suo tallone d’Achille. Nel suo accentrare, il rischio di partire per la tangente. È più che uno e trino, Cairo, il papa Urbano del Torino Fc non a caso dalla maggioranza dei tifosi - nei tempi buoni come in questi grami - ribattezzato Cairese. È uno, nessuno e centomila. È uno quando si tratta di prendersi i meriti (alcuni dei quali indiscutibili, come la solidità finanziaria del suo club) e la vetrina. È nessuno quando si tratta di assumersi le colpe o anche solo le responsabilità, con l’astuto e collaudato - ormai da 14 anni - meccanismo, in quel caso, di delegare (per la serie: è il mister che sceglie in autonomia, è giusto rispettare il suo lavoro; sono i giocatori che vanno in campo, eccetera). È centomila allorché vi è la necessità - a volte l’urgenza, vedi mercoledì notte all’Olimpico di Roma, dopo la penosa partita contro la Lazio - di distogliere l’attenzione dai problemi reali e acclarati per divagare con abilità quasi stupefacente su tutta una serie di argomentazioni alternative e magari improbabili: vedi, sempre l’altra sera, il mettersi a dissertare in tv delle buoni prestazioni del Toro contro Atalanta e Milan quando da troppe settimane quella squadra, non certo irresistibile ma almeno organizzata e gagliarda, è sparita nei meandri di una crisi tecnico-tattico-morale che non lascia intravedere sbocchi a meno di non sconfinare nell’utopia granata. 

Toro-Juve, il nodo derby

Che, in questo caso, si chiama derby. Non già perché, come si suol dire abusando di vetusti luoghi comuni, sia una partita che fa storia a sé; no, da troppi anni è una partita che fa storia esattamente come o peggio delle altre: la Juve è più forte, sotto ogni punto di vista, ergo vince, a volte maramaldeggia, in rari casi concede l’elemosina. Se il metro resta il calcio, comprensivo di esuberanza atletica e convinzione nei propri mezzi, non ci sarà match.

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