Pulici: "Bravo Longo, insegna il Toro!”

Il Mito del Torino: “La società dovrebbe diventare più… granata. A Cairo come presidente manca sempre qualcosa: dovrebbe accettare i consigli. Belotti può tornare il vero Gallo solo con un attaccante accanto. E ora si porti al Fila il museo del Toro”
Pulici: "Bravo Longo, insegna il Toro!”© LaPresse

TORINO - Il 27 aprile spegnerà settanta candeline. Ed è lì che l’ammirazione di tutti coloro che lo aspettano, che lo guardano in adorazione, che gli chiedono una foto diventa smisurata. Paolino Pulici è un Adone. Simbolo di bellezza, emblema della brevità della vita. Già, perché per lui gli anni non passano mai. Lo sguardo è ancora quello di chi pensa alla partita della domenica, lo stesso per cui i tifosi del Toro lo hanno amato. E forse il verbo amare nemmeno basta per spiegare la visceralità di questo rapporto. Quando si presenta a “La Nave”, all’interno del parco culturale “Le Serre” di Grugliasco nella cena ufficiale organizzata da 8 T.C. (Villarbasse, Grugliasco, Alpignano, Borgata Paradiso, Gassino, Bruino, Candiolo e Vietnam) e intitolata “Toro e basta”, lui è il sacerdote granata. Viene abbracciato da quasi 300 persone. Ma poi riflette. Lo fa sul Toro di oggi: «In questo momento se guardo una partita lo faccio volentieri solo col calcio inglese, perché ricorda un po’ come giocavamo noi. Prendo un esempio: la gara contro il Milan. Guardi e ti rendi conto dei numeri: tre tiri in porta, due del Milan e uno del Toro. E allora così mi passa la voglia. Quando giocavamo l’obiettivo principale era tirare in porta: una volta che lo facevi, sapevi che tanto poteva succedere di tutto. Una deviazione, un intervento sbagliato del difensore, un errore del portiere. C’è da preoccuparsi perché il Toro non tira in porta». E Pupi trova subito la ricetta per cambiare il vento: «Al Toro manca il coraggio della giocata. Deve ritrovare la voglia di fare, paradossalmente anche quella di sbagliare».

Non manca una battuta sulla gestione Mazzarri, subito assolto: «Mazzarri non era il problema del Toro: tanti anni di alti e bassi li abbiamo sempre avuti ultimamente, ma il guaio è a monte. Noi ai nostri tempi abbiamo avuto un presidente intelligente come Pianelli, che ha sfruttato le nostre potenzialità. Una volta si sosteneva una cosa: quando uno arriva dal Filadelfia e va in prima squadra, una corsa in più per la maglia la fa in tutte le partite. Se hai cinque/ sei giocatori così, hai cinque/sei corse in più in ogni gara».

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